mercoledì 18 febbraio 2015

Racconto del mercoledì CECCONE









                                                                            


La carriera di Ceccone nella Torno cominciò con la diga del Vaiont, subito da caposquadra. Allora il merito contava qualcosa,poi sul campo valeva tanto,era fondamentale.

E,non per dire,nel disastro del Vaiont la diga non subì nesssunissimo danno,ed è là ancora che sembra fatta ieri.

Poi in Africa a fare strade con cantieri itineranti,nella boscaglia.

Poi venne la diga sullo Zambesi,enorme,difficile per via delle piene che ogni anno,due volte,portavano via tutto, La Torno finì la diga due anni prima del previsto,in quattro anni, invece dei sei sui quali si era fatto il conto, con un guadagno aggiuntivo di due anni di stipendi e macchinari.

In quegli anni costruimmo la barca.

Nelle ferie accumulate passate al paesello,in una settimana costruimmo la barca.

Ceccone prese dei grandi fogli di compensato dal Gianni che li faceva, e con questi fece la dima. La barca come doveva essere. Li mise assieme come una cosa finita. Li guardò attentamente,corresse alcune linee, e guardò la barca come avrebbe dovuto essere. La guardò per un paio d'ore, e nella sua testa la barca era fatta.

Un suo amico di Buscate che faceva il carpentiere gli

procurò tre fogli di lamiera di 4 cm. E venne con il camion e li scaricò sul greto del Ticino.

Io e Ceccone li tirammo più in qua, e Ceccone prese le dima e con un pezzo di gesso la copiò sulla lamiera.

Con una grande cesoia tagliò seguendo il gesso, con un lungo filo di prolunga, saldò le lamiere e la barca era fatta. Poi un lungo lavoro di flessibile e di carta vetrata per rendere liscio il tutto.

Due mani di minio e la catramina sul fondo,e poi due mani di vernice verde limone. Con scritto in nero: CECCA.

Completata con le assi traverse e il ripostiglio sulla poppa, fatto fare dal Gianni un remo di 4 mt. in legno di

robinia. E la Cecca prese il largo, era agile e molto manovrabile. Lunga otto metri e mezzo a larga uno e mezzo, risaliva anche con pochissima acqua. Un bigieù.

Per una evenienza una sera caricai ventuno persone.

C'erano due Guardiacaccia, due fratelli, si può dire nati

sul Ticino, che sfidati persero una gara contracqua, con la loro barca.

E... la Cecca era la Cecca.

Il pomeriggio,lontano dalle piante, non c'erano insetti, ma fra le piante era pieno. Ceccone, in cerca d'ombra, si sdraiò fra le piante dell'isola per fare un sonnellino, Non puoi stare lì-esclamai- ti mangiano vivo !-

Ceccone fece il suo sonnellino,dopo un po' che era là andai a vedere e in giro a lui c'erano un sacco di tafani morti.

Francesco Mainini,detto Ceccone. Ruolo portante della Torno.

In vespa era un Dio, riusciva su uno sterrato a fare la sua firma con dei colpi di freno,scriveva cecco.

Nessuno voleva andare in vespa con lui, dicevano che era fuori di testa. Io ci andavo molto volentieri perchè era padrone del mezzo e sapeva sempre cosa stava facendo. Per me era un piacere.

Avevamo una amica a Busto che aveva un bar,davanti alla Privativa del Tabacco. Andavamo,ogni tanto, dopo la mezzanotte,fino a mezzanotte c'era la barista,poi andava casa e c'era lei, la Padrona.

Si faceva una gara: io e Ceccone, uno di fronte all'altro, la Pinuccia ci manovrava, il primo che veniva sporcava l'altro che in più doveva pagare la bottiglia di cognac. Da bere come due compagnoni.

In Africa come fai? Gli chiesi un giorno.

Facile, ogni giorno c'è una ragazzina che viene a fare la pulizie.

E se non vuole?

Non vuole mai,ma a insistere...

Ogni giorno una nuova.

Dopo lo Zambesi andò in Cina e dopo 4 anni tornò sposato con una cinese,figlia di un Senatore, più alta di lui.

Ogni tanto la vedo, qua in paese, e parla un dialetto perfetto.

Ha due figli, alti e belli.

Ceccone da un po' non c'è più.

Grazie Ceccone per averti conosciuto.

Ciau.

Nessun commento:

Posta un commento