Del primo Maggio ho dei ricordi
fascisti, era il mio tempo. Naturalmente si lavorava ma non tutti,
una decina di fascisti stavano a casa a controllare la
situazione e due o tre lavoratori non andavano a lavorare.
Abitavo a Niguarda un piccolo paesino che poi sarebbe stato
inglobato nella grande Milano. Il Fascio aveva sede in una
piccola piazzetta,una casa d'angolo con degli stanzoni dove si
riunivano i Militi a cantare le loro canzoni e i Gerarchi
tenevano la loro conferenze provando i discorsi per le grandi
occasioni.
Dal pennone sventolava sempre il
tricolore con lo stemma sabaudo,diritto sulla piazza. Il primo
Maggio,tutti gli anni, quando veniva chiaro si vedeva un nastro
rosso agitarsi al vento al posto del tricolore. Tutti lo sapevano,
anche i fascìsti che curavano attentamente a vista il
pennone. Ogni mattina di 1° Maggio faceva bella vista di se il
nastrino rosso, e la gente rideva. I Fascisti si accusavano a
vicenda infuriati. E toglierlo era un impresa perchè legato al
pennone,la bandiera la si poteva ammainare
perchè francata al filo di ferro, il nastro no,perchè legato alla cima dell' asta.
Una specie di acrobata si doveva arrampicare come una scimmia per togliere il nastro rosso, che oramai aveva svolto il proprio compito.
Come avevano fatto a mettere il nastro era, ed è ancora adesso, un grosso mistero.
In mezzo a tutto il bailamme, come tutti gli anni, il Piero, che abitava nel cortile del Codazzi,invece di andare a lavorare, si vestiva di tutto punto, si infilava un Garofano rosso nel risvolto della giacca e veniva in piazza, con i bambini aggrappati alle gambe che piangevano.
Una specie di acrobata si doveva arrampicare come una scimmia per togliere il nastro rosso, che oramai aveva svolto il proprio compito.
Come avevano fatto a mettere il nastro era, ed è ancora adesso, un grosso mistero.
In mezzo a tutto il bailamme, come tutti gli anni, il Piero, che abitava nel cortile del Codazzi,invece di andare a lavorare, si vestiva di tutto punto, si infilava un Garofano rosso nel risvolto della giacca e veniva in piazza, con i bambini aggrappati alle gambe che piangevano.
I Fascisti, infuriati per il nastro,
lo portavano nello stanzone del Fascio e dopo un paio d'ore, gli
davano il bicchiere di olio di ricino e lo lasciavano andare, con
un po' di sangue sul bavero.
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