Si
chiamava Augusto per noi,in dialetto, Gusto.
Un
omaccione che sembrava un'armadio,dalla faccia già vecchia rotonda
come un pallone,un occhio che andava per conto suo,un buon amico
dalla risata contagiosa,sempre pronto alla rissa che risolveva quasi
subito con il primo pugno,un pugno micidiale,preferiva il destro ma
anche con il sinistro il KO era sicuro.
La
faccia da bonaccione ingannava e gli avversari non avevano difese.
Poi magari lui non c'entrava niente e interveniva in difesa di un
compagno e nessuno si aspettava una conclusione così rapida. Di
solito si era fuori paese e questi sistemi sbrigativi erano il
meglio. Mi ricordo quella volta alla festa del Perdono a Corbetta
che,per caso, fummo coinvolti in una rissa colossale : noi una
ventina e loro una cinquantina che se le davano di santa ragione lui,
che in quel momento non c'era perchè impegnato all'osteria, entrato
nella mischia senza sapere niente li metteva giù come birilli,e
rideva, rideva, di una risata gorgogliante grassa, e mentre andavano
KO quasi gli scappava da ridere anche a loro. Una volta al nostro Bar
di riferimento mentre stavamo giocando gli era passato vicino il
figlio della barista che era appena uscito dalla cucina con in mano
un panino imbottito lui aveva preso il panino e se lo era messo in
bocca tutto intero,appena il bambino cominciò a piangere,prima che
cominciasse a masticarlo, gli diede indietro il panino tutto intero.
E il bambino cominciò a mangiare soddisfatto.
O
quella volta che sfidò la Flora,un donnone di 120 kg., ad una gara
a mangiare: mangiarono un coniglio in salmì e un pollo arrosto
cad.e un bottiglione di Squinzano a testa, poi la Flora se lo mise
in spalla come un trofeo e se lo portò su nella sua camera in cima a
una scala ripida e stretta. Il Gusto gli ciondolava la testa
talmente era ciucco mentre la Flora tutta fiera saliva pesantemente
la ripida scala.
E
quella volta che io avevo infilato di corsa il contraino e lui dietro
sempre di corsa e io che avevo riconosciuto uno che da tanto non
vedevo e che mi doveva dei soldi ma la gente credeva che rincorresse
me e lui incespicò sul terreno di sassi e cadde a faccia in giù e
io lo aiutai e quando tornammo aveva tutta la faccia insanguinata e
sembrava fossi stato io e la gente che c'era mi guardava con gli
occhi sbarrati. Caro vecchio Gusto! O quella volta che in un paese
vicino che non andavamo mai entrammo in una osteria che era piena di
gente,troppa gente, e lui infastidito disse al padrone di mandare
fuori un po' di gente e alla risposta del padrone non di suo gusto se
lo caricò in spalla dopo il KO e lo rovesciò in strada e invitò
tutti a uscire ed a uno a uno tutti uscirono e la sua risata grassa
la si sentiva tutt'intorno.
Una
volta eravamo fermi all'inizio di una strada,stavamo parlando, e io
vidi passare uno che stavo curando perchè mi doveva dei soldi,quando
passò in bicicletta io partii di corsa per prenderlo prima che
entrasse nel suo portone, Gusto d'istinto partì di corsa anche lui e
nella stradina di sassi inciampò e cadde con la faccia per terra, la
gente che c'era credeva che rincorresse me e quando tornammo
indietro,lui con la faccia insanguinata ed io che lo sostenevo e gli
mormoravo parole di incoraggiamento, mi guardò con gli occhi
sbarrati. O quando a Busto entrammo nella stradina dove c'era la Pro
Busto e non c'era il parcheggio e nell'ultimo libero una macchina
stava manovrando per tornare a parcheggiare mi disse di suonare,
suonai e loro andarono in fondo alla via per lasciarmi passare e io
parcheggiai dove volevano parcheggiare loro.
Quando
parcheggiai e noi due scendemmo dalla macchina 4 marcantoni scesi
dalla macchina buggerata stavano venendo verso di noi per chiarire la
questione,il loro sbaglio fu di stare in fila: Gusto colpì il primo
e andarono giù tutti e quattro. Una grassa risata ,li seppellì.
Poi, sempre la stessa sera, ci sedemmo a un tavolo e subito fummo
circondati da ragazze che presero posto al nostro
tavolo,evidentemente qualcuna era legata ad un tizio che venne a
invitarla a venire via da noi, il Gusto riempì il locale con la sua
risata, il tizio tornò poco dopo in compagnia: una decina di persone
con cattive intenzioni,davanti a loro c'era un bue talmente era
grosso con una faccia da vero cattivo,le sue intenzioni non
lasciavano dubbi; Gusto colpì il bue proprio in mezzo agli occhi poi
simultaneamente con il sinistro anche quello che stava da parte. Un
cameriere spruzzò dell'acqua sul viso di tutti e due per farli
rinvenire. E,come in un film, una grassa risata.
Le
ragazze andarono via comunque e ce ne andammo anche noi. Però ci
eravamo divertiti.
Ci
voleva così poco!
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