mercoledì 29 aprile 2015

Racconto del mercoledì VENETI


                                                          

Il '54 fu un brutto anno nel Polesine, da Contarina in giù, verso il mare, ci fu un scappa scappa.

E, quasi tutti, partimmo per altre terre più sicure con i piedi asciutti e terra meno traditrice. Seguimmo una pista tracciata da lontani cugini e arrivammo qui in questa arida brughiera, che, magari arcigna,ci dette da mangiare e un luogo in cui vivere. Qua di alluvioni non ce ne saranno mai ! C'è un fiume ma giù in basso e per arrivare dove siamo noi deve prima coprire tutta l'Italia. Come si è sempre fatto, noi Veneti eravamo come una cooperativa, tutti aiutavano tutti, alla domenica si lavorava per noi. E finita una casa,se ne cominciava un'altra. Case senza pretese: 4 locali e via andare,poi si cominciò a fare anche il gabinetto, ma venne dopo, le prime case erano senza toilette, si andava nel campo, come si era sempre fatto. Era comodo e igienico, e non c'era niente di meglio per la stitichezza, era normale e naturale come bere alla fonte. Il gabinetto in casa era meglio per gli ammalati, per loro era meglio, ma per uno sano meglio del campo non c'era niente, e anche se si era in tanti, si era sempre in tanti, non era mai occupato.

Il Nonno aveva costruito la sua casetta e piano piano ci aveva attaccato un pollaio, un garage e un portico per stare comodamente nelle sere d'estate in compagnia fra di noi grandi a prendere il fresco. Era la nostra casa, una parte di noi, lì avevamo cominciato,ognuno di noi,la nuova vita da sposati,in attesa della nuova casa che ognuno voleva.

Il lavoro non mancava. Se uno lo voleva poteva anche farne due: la giornata e la sera, magari mettendosi assieme, due tre quattro si lavorava in proprio. Si era orgogliosi, del proprio lavoro muratore, agricoltore, giardiniere, famei. Lavorare era bello.

Lavorare era fare ricchezza.

Nel periodo di guerra in paese c'era un aeroporto militare molto importante , da qui partirono

le azioni di guerra con le uniche vittorie fatte dall'aviazione Italiana, era chiamato il Campo di Lonate Pozzolo e poi cambiato da Gabriele D'Annunzio in “il campo della promessa”.Una volta ci venne Benito Mussolini. Si decise poi di spostare il campo dove c'erano le piste, più a nord, e naque la Malpensa. Peggio che il Polesine. Anche questa terra non ci vuole, la sentiamo nostra

e lei ci manda via. Però a pensarci bene non è lei che non ci vuole, ci mandano via ma non è lei che ci respinge, sono gli uomini come noi che la vogliono per usarla come una puttana, terra puttana. La nostra casa ! Costruita con le nostre mani e dobbiamo andare via. Si ce la pagano, le case dei ricchi il prezzo lo fanno proprietari, le nostre lo fanno loro : gli stupratori di terra.

Abitarci non si può : un aereo che ti passa sopra a 10 metri ti fa tremare i piatti

sulla tavola, dormire non se ne parla. Somatizzi e sei ammalato.
 

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