mercoledì 15 ottobre 2014

Racconto del mercoledì SANITA' LOMBARDA




Ero in giro con Doghi, il mio (?) cane. Dire il mio cane non illustra bene la situazione fra noi due io, e il cane. Dire mio significa possesso, comando, decidere quello che si deve fare,andare a destra o a sinistra. Non era il mio caso: io ero il servitore del “mio” cane. Lo portavo fuori due volte al giorno,da quando gli mettevo il guinzaglio comandava lui, andavo dove voleva al passo che voleva, poi a casa gli facevo un bagnetto poi lo fonavo e gli facevo passare due spazzole diverse,tempo 45 minuti, fino a che diventava una soffice palla bianca( era un Maltese fuori taglia, nel senso che era più grande di tutti gli altri Maltesi) gli davo da mangiare una volta al giorno,gli procuravo da bere, dopo mangiato gli davo un biscotto EUKANUBA, di un altra marca girava sprezzante la testa e andava via,mettendo il broncio. Gli facevo bollire una gallina con il sedano la carota e la cipolla, e per tre o quattro volte il suo pranzo era fatto. Un giorno non avendo trovato la gallina gli ho fatto cuocere delle parti di tacchino, con la cipolla il sedano e la carota. Quel giorno è andato via schifato e il tacchino l'ho dovuto mangiare io. Come dicevo gli facevo tutto io: e lui era innamorato di mia moglie, tanto che era sempre vicino a lei, lei sul divano e lui accomodato vicino o sul divano con lei, quando mia moglie andava in bagno doveva farlo di corsa e chiudersi la porta velocemente alla spalle,con il cane fuori che guaiva dal dispiacere. Solo per quello lo consideravo un po idiota. Quel giorno eravamo al Parco quando ho sentito un dolore forte al petto,dopo un po si era attenuato, poi ne venne un altro,poi un altro ancora. I dolori mi lasciarono sudato tanto. Non mi preoccupai, perchè non sono portato a preoccuparmi. Andai a casa e lavai il Doghi come al solito e poi pensai cosa fare: ero a casa da solo, mia moglie era da mia figlia a Roma, se non ero a casa da solo non dicevo niente e stavo a vedere, con l'assenza di mia moglie ero responsabilizzato e avrei dovuto andare a vedere perchè mi era venuto il dolore. Ci pensai molto poi decisi di portare il Doghi dalla sua vecchia padrona la Amalia, e lo lasciai in buone mani.

Andai all'ospedale Magenta, ne abbiamo uno vicino,Cuggiono ma vai solo se non niente di serio. Per Magenta sono 14 Km.,una strada semplice che feci in un attimo.

Suonai per farmi aprire il portinaio mi chiese,guardando fuori: che vuole? Devo andare al Pronto Soccorso. A fare che ? Lei è medico ? No ma non me lo dice non apro, chiaro ?

Senta, io di solito mi incazzo per molto meno, se mi dice dove posso parcheggiare entro e ce lo spiego di persona.

Mi aprì, parcheggiai la macchina in un piccolo parcheggio che sembrava una piazzetta di un paesino di montagna e entrai al P.S..

Mi fecero subito un prelievo e dopo un elettrocardiogramma. Dopo una decina di minuti che stavo su uno scomodo lettino, un infermiere entrato da fuori mi prese,su quel lettino, ed entrai in un ascensore e poi su al settimo piano in una stanzetta dove stava un dottorino che mi ascoltò il cuore e mi fece un altro elettrocardiogramma. Chi c'è con lei ? Nessuno sono da solo. Ho la patente. Cosa c'è, chiesi, perchè si mostra

preoccupato? Non vorrà mica ricoverarmi ? Con i valori ematici che risultano la devo ricoverare. Scossi la testa per evidenziare la mia perplessità,io lo sapevo che andava a finire così. Vado giù a prendere la borsa che ho in macchina. Lei non va da nessuna parte. Dia le chiavi della macchina all'infermiera che scende lei a prendere la borsa.

E mi trovai nel letto N. 6 del centro di Unità Coronarica dell'ospedale di Magenta. (MI)

Ogni letto aveva, appena sopra, un Monitor dove c'erano

segnati il numero di battiti e la pressione. Sei letti, sei monitor. La persona sul letto era collegata al monitor con dei semplici fili da cardiogramma,che ti obbligavano quasi a rimanere fermo. Il mio letto era il primo,alla mia destra avevo un muro,oltre al quale c'era il bagno. L'ho scoperto quasi subito perchè una donna staccata dai fili

(infatti il giorno dopo è andata in reparto)ogni tanto la portavano in bagno. Chiesi subito di andare in bagno. A fare che ? Secondo lei cosa si va a fare in bagno? Ho sbagliato a parlare- mi disse l'infermiera- qualsiasi bisogno me lo dice e noi lo soddisferemo. Devo pisciare. L'infermiera mi portò un pappagallo, che in se è una cosa innocua e di facile intuizione. Non si può alzare, ha capito? Vada via se no non riesco a farla- le risposi. Quando andò via misi giù la gambe dal letto e pisciai nel coso. Adesso mi devo lavare! Gridai. Venne l'infermiera con una padella e un contenitore di acqua e mi tirò giù la mutande. Lei non si deve più permettere di fare una cosa così! Esclamai. Mi lavo io!

Venne un Dottore e mi dette una girata- crede di essere al mercato? Questa è una Unità Coronarica la gente che vede è sotto infarto. Lo stesso dottore chiamò la Caposala e con l'infermiera che avevo già io parlottarono fra di loro,poi la Caposala ruppe una fialetta e con un ago prelevò il contenuto.Cos'è ? Chiesi.

Un semplice rilassante,vedrà come si sente bene dopo. Io non voglio stare bene dopo.

Il Dottore gli fece segno di no,e lei si ritirò in buon ordine.

Di prima sera,verso le nove, mi tornò il dolore. Aspettai un po' poi suonai il campanello,in un attimo arrivarono quelli di prima,il Dottore, la caposala e l'infermiera. IL Dottore mi ascoltò attentamente con lo stetoscopio,poi fece un segno alla caposala, la quale venne con in mano la solita siringa. Cos'è ? Lei sta male, è una medicina per farle passare il male. Sono nitrati ? Se sono nitrati no! Mi fanno venire un atroce mal di testa. Intervenne il Dottore: se lei sta male lasci decidere a me cosa devo darle. Niente affatto, se non voglio non me la può dare.

Si misero in giro al letto,Dottore a Caposala da una parte, infermiera dall'altra.

La Caposala mi prese una mano e me la carezzò sul dorso,-cosa mi sta facendo? Mi deve mettere un ago?- Ma no... la sto calmando- Lei mi sta eccitando, non calmando- Nella notte mi vennero 9 attacchi, li contò la Caposala. Sempre tentarono con la nitro,ma non volli mai, verso mattina,al nono attacco, la accettai. Mi fece passare l'attacco e non mi venne il mal di testa. Dormii un po. Al mattino venne un Dottore nuovo che mi visitò in maniera soddisfacente, si presentò: sono il dottore

Ferrarrotti. Piacere di conoscerla, un mio amico mi diceva: se hai bisogno Ferrarrotti è il migliore. Chi era il suo amico? Gianangelo Ottolini, di Buscate. Si vedeva che il nome non gli diceva niente. Uno che si faceva portare da mangiare da casa,le avrà regalato qualche salame,perchè li fa lui. Al riferimento salame si ricordò: un omone nero che parlava forte. Proprio lui.

Dottore-gli dissi- o mi fa qualcosa con la coronarografia, o non tiro la fine della settimana. Se dovessi morire mentre non c'è mia moglie, succede un dramma. Non sono in grado di affrontare una cosa così.

Lasci fare a me.

Il martedì passò abbastanza tranquillamente e il mercoledì alle 08.30 ero in sala coronorografica.

Su un lettino assistito, due assistenti dalla faccia competente, e Ferrarrotti vestito da dottore,con la mascherina e guanti.

Mi mise l'introduttore, un coso gigantesco che sporgeva dall 'inguine alto e diritto, minaccioso.

Era la seconda volta che facevo la coronarografia e sapevo tutto. Ferrarrotti scandagliò le vene interessate controllando nel monitor su in alto, controllavo anchio.

Un 20/4 e un 25/4 disse alle assistenti. Le assistenti

andarono in confusione: abbiamo il 20 con il buco da 4. ma non c'è il 25 !.

Il Ferrarrotti rimase di sale. Ci pensò su un bel momento poi disse: telefona a Legnano se hanno il 25/4, e lo portiamo così com'è, sul lettino.


Non facciamo ridere! Per una cosa da niente andare a Legnano, con l'ambulanza, le sirene. Per una cosa da niente.

E magari lei ha la soluzione-mi disse con un sorrisetto-

Certo che ce l'ho, almeno, un suggerimento.

Sentiamo...

Prende un 20/4 e lo taglia  a 12.5. 

Due 12,50 fanno un 25. Semplice.

E ne metto due,infilati uno dopo l'altro, E mi guardava soppesando l'idea.

Mica è sbagliato- disse- è un'idea.

E rivolto alle Assistenti disse: lo facciamo, prendete due da 20 e tagliamoli.

E a me: che mestiere fa ? Non mi dica che fa Coronarografia !

Lavoro in officina, e di questi problemi ce ne sono ogni giorno.

Dovrò venire in officina qualche giorno.

Non ci vuole neanche la mascherina,gli dissi.

E il problema del stare male non si presentò più.

Però cominciai a litigare. Prima con il dottore che voleva darmi la nitro, lo chiamai vicino al letto e gli dissi: mi dice a cosa servono quei cosi li ? E feci segno al Monitor sopra al letto.

Ogni letto ha un Monitor e sono tutti collegati con la saletta del Caposala che è seduto davanti ai Monitor a raggiera e controlla tutti e sei gli infartati. Mi spiegò con sufficenza.

Io la prima sera sono stato male diverse volte, 9- mi disse- ecco 9, perchè ogni volta ho dovuto suonare il campanello? Perchè magari il Caposala era andato da un paziente, non arrivi a conclusioni avventate.

L'Unità Coronarica è questa: gli infartati sono tutti qua, li vedo,si vedono. Il Caposala non è mai entrato in Unità,non lo conosco. Ce lo dico io come sta la faccenda: questo ambaradan costa un mucchi di soldi ed è una bella torta,una fettina per uno la mangiano tutti. L'ambaradan non serve assolutamente a niente, si usa per giustificare la spesa. E il solito furto fatto alla Comunità. Ed ho continuato per un po', anche dopo che era andato via. Il fatto era che mi avevano lasciato uno spuntone gigantesco che mi usciva dall'inguine e mi dava fastidio.

Poi,un mio vicino di letto aveva una radio che accendeva solo per i notiziari,e avevo sentito che era in arrivo una grossa perturbazione, alla infermiera che aveva iniziato il turno del mattino chiesi: piove ? Non mi rispose. Essendo al settimo piano guardando dalla finestra si vedeva solo fuori,ma non si capiva dal letto il tempo coma era.

Non mi ha sentito, pensai- quando si girò la chiesi- com'è il tempo fuori-?

Come se non avessi neanche parlato. Bastarda!!! Le dissi- grande bastarda.

Ti mando una lunga lista di maledizioni, qualcuna attacca, penserai a me nel dolore,brutta vacca.

Il giorno dopo mi trasferirono in reparto, e mentre uscivo, in carrozzina con l'infermiera del Reparto gridavo: nido di vipere, spero di non vedervi più.

In Reparto ebbi qualche debole discussione con i Medici ma roba da poco,sul fatto che la terapia che mi facevano influiva sul sesso: era afrodisiaca, ma non capivano niente. Anni dopo nacque il Viagra, un derivato di quella terapia che mi stavano facendo.

C'è un epilogo: Nel 20002 stetti male ancora e mi ricoverarono a Magenta,il mattino il medico che faceva il giro era Ferrarrotti. Lo conobbi subito. Si ricorda di me?Mi guardò interrogativamente -no- e allora io per fargli venire i mente,magari,gli dissi: mi fece uno stent e siccome che non c'era io le dissi di tagliarne due. Si illuminò: mi ricordo,si mi ricordo,anzi le devo dire una cosa: adesso,lei sta male, lo sa perchè? Perchè non ho fatto come mi aveva detto lei, ne ho messo uno da 20 e uno da 5. Quello ho fatto fatica e non riuscivo a metterlo perchè troppo corto. E si vede che,o l'ho messo male io, o essendo troppo corto si è mosso. Se lei sta male adesso è per colpa mia.

Mi ha detto l'infermiera che è l'ultima settimana che è qua,dove va? Al Policlinico di Milano, ho vinto un concorso: Primario di Chirurgia Vascolare.

Ha bisogno di un assistente? Una grande risata mise fine alla visita.

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