lunedì 27 gennaio 2014

Andando in piazza

Era venuto Maggio. Per i primi giorni continuò a piovere, e se non pioveva faceva freddo e minacciava di piovere. Poi diventò primavera. Alla sera, quando uscivo per andare in piazza, mi spostavo su quell'altro lato della strada per passare sotto alle piante che sporgevano dalla cinta della villa Rusconi, da dove scendeva quel profumo. Quale promessa c'era nell' aria immobile ! Una promessa che mi spingeva ad andare in mezzo alla gente per trovare quello che da sempre mi aspettavo di trovare.

La gente era come se la vedessi per la prima volta. Guardavo tutti aspettando, certo che anche per me, sarebbe successo qualcosa. Tutte le ragazze che vedevo: a piedi tenendosi a braccetto, in bicicletta, o sedute sull'uscio di casa, mi emozionavano. Un giorno mi sarei sposato e sarebbe stato bello dire : mi ricordo una sera, era di Maggio, ti ho vista; stavi andando in chiesa

, eri con le tue amiche, ti ho notata subito.

Naturalmente c'erano anche le ragazze brutte ma ero sicuro che anche loro avrebbero trovato qualcuno.

Percorrevo via Roma,una strada asfaltata senza marciapiedi e senza botteghe c'era solo il salumaio e il ciclista, in fondo  alla via  si usciva in piazza: lunga e tortuosa, il centro del paese. Tutti quelli che uscivano alla sera andavano in piazza, qui c'erano i bar, la Chiesa, le botteghe. Giovani, vecchi, ci si vedeva in piazza. Seduti fuori dai bar guardavamo lo spettacolo della gente e gli altri guardavano noi.

Qui, giornalmente, moriva la nostra speranza.

Dopo una giornata d'officina una febbre ci prendeva: il Bar e la strada da fare per andare al Bar, erano mitici luoghi di promesse. Ci si lavava in fretta e furia, c i ingozzavamo con il mangiare, che doveva trovarsi pronto in tavola, se no andavamo in bestia, e via. In piazza era il mondo. Una scrigno di tesori, ma chiuso. Poco a poco la piazza si svuotava e restavamo solo noi del Bar seduti ai tavoli nella piazza deserta.




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