domenica 30 novembre 2014
un tramuntu
ricordu giugà in straa
cun fioeu e tusann a dree ul canal
quan ul So sa sbasava
e l'aria la prumetea da vignì fresca
cun penser ca sa riisia no a ciapà
drisu in pee in dul tramuntu ca brusea
giovedì 27 novembre 2014
BENECOMUNE
Con il più alto atto di sovranità
Nazionale, con il Referendum, noi Italiani abbiamo stabilito che
l'acqua è un bene comune, abbiamo deciso che l' acqua è nostra,
come l' aria. Di tutti e di nessuno: tutti la possono usare ma
nessuno la può fare sua. Questo dice il Referendum ! Usi
diversi non sono ammessi ! Parlo da Buscatese, la Amministrazione
in carica ha ceduto la gestione dell'acqua ad AMIACQUE, la
quale l'ha passata a CAP HOLDING che adesso la cede a IDRA
MILANO Srl. Cosa c'è sotto ? Se la gestione dell'acqua era un
peso economico, così ci hanno detto, perchè questi giri di
gestioni, perchè queste forti spese( Buscate casa dell'acqua e
ripristino di un acquedotto, Castano due milioni di euro spesi un
anno fa, Magnago tre milioni
in spesa, e altri numerosi Comuni
con spese rilevanti, se era un costo insopportabile per le nostre
Ammistrazioni, come possono spendere e spandere in questa maniera
? Cosa c'è sotto ?
AMIACQUE capitale sociale 64 mln,
CAP HOLDING 30 mln , IDRA 33 mln €. Una cosa che era in
perdita come fa a fare gola così ? Per me è evidente, ce
l'abbiamo sotto gli occhi !
A questo punto ho una sola cosa da
fare : citare in giudizio la mia Amministrazione perchè ha
ceduto l'uso della mia acqua senza chiedere il mio permesso.
Devo, con dei Legali all'altezza,
procedere alla denuncia-querela.
Marchiori Antonio.
mercoledì 26 novembre 2014
la scuola di Don Milani
ognun da nun quan ca 'l parla 'l ga già den la la so decisiun
e 'l sculta i ol pa sinti cuma a in scemi
el sculta pa cunfermà la so idea
ghè di libar da scrii
sa na parla
libar cun den la verità
la vera demucrasia
sa na parla già da un po'
cuma dean ves fa
che parol duperà
inventà una manera da rasunà ca la vaga ben par tuci
ca tuci podan capii a vantagiu da chi ca legi no
ca laura no
ca mangia no
ul tempu dul pensà l'e finii
e se vansa pù ul tempu da scrii
ma chi ca legii ?
ga legi qui ca scrii
cercandu i puras in quel can scritu i ol
qui ca dea legi pa fa la so bataia
legian no fan fadiga
e alua sa legian fra lur qui ca scrii ma
a furia da rasunaa an vansa pù ul tempu pa scrii
e 'l sculta i ol pa sinti cuma a in scemi
el sculta pa cunfermà la so idea
ghè di libar da scrii
sa na parla
libar cun den la verità
la vera demucrasia
sa na parla già da un po'
cuma dean ves fa
che parol duperà
inventà una manera da rasunà ca la vaga ben par tuci
ca tuci podan capii a vantagiu da chi ca legi no
ca laura no
ca mangia no
ul tempu dul pensà l'e finii
e se vansa pù ul tempu da scrii
ma chi ca legii ?
ga legi qui ca scrii
cercandu i puras in quel can scritu i ol
qui ca dea legi pa fa la so bataia
legian no fan fadiga
e alua sa legian fra lur qui ca scrii ma
a furia da rasunaa an vansa pù ul tempu pa scrii
el Pulin Natalizi
Un Pulin (Tacchino ) da 4 Kili
Prepara un ripien cun :
Du eti da Pom taià a tocc
un etu da brugn secc tegnù un po' a bagn
un etu e mes da castegn arostu pelaa ben ben
du eti da luganiga
coeur, fidigu e stomigu dul Pulin a tochi
lavà e sugà el Pulin e meti den tuti i ingredient, el ga da vess no pien
coeusì 'l su e liga ul vulatil
meti in padela granda a see cun buter, sa, salvia e rusmarin
rusulal ben ben da tuci i parti bagnandul cul so soeugu
ricuperandu l'acqua dul querciu
la cutoeura la varia da 4 ur a 5 ur
Partendu da una butiglia a testa da vin da Fara, quel russ, la festa
l'è sicurada.
Racconto del mercoledì CANE GIALLO
Tony
In
quei tempi abitavo al Presidio,almeno: ci abitavo già in quel
bosco,poi è arrivata molta gente,gente che si agitava
continuamente, che gridava,che litigava,che mangiava,che cantava. Per
me è stato un periodo fantastico,non mi mancava niente: avevo da
bere,che nessuno lo sa ma è sempre difficoltoso per noi,prima dovevo
scendere in Cava per bere, da mangiare a volontà,avevo il
Veterinario che veniva ogni giorno e mi tagliava le unghie e i peli
delle orecchie,veniva con un cane a tre zampe che rimaneva in
macchina e non ti potevi avvicinare perchè dava fuori e sembrava che
di zampe ne avesse sei, c'era una donna con grandi tette che mi
portava sempre delle caramelle,alcune erano buone ma io per
educazione le mangiavo tutte. Una notte mi diede molte pedate perchè
era andata a pisciare nel bosco e io per amicizia l'avevo toccata con
il muso mentre stava pisciando. Valle a capire le donne ! Quando
stavo al Presidio il Padrone ero io ! Di giorno,di notte, arrivavano
degli altri cani, per rimanere dovevano avere il mio permesso. Ma
rimanevano poco perchè qualcuno li portava a casa. Anche a me era
capitato:uno che abitava in via del Brughè mi aveva portato a casa
sua,pensando di farmi un piacere,ma io sono tornato indietro subito.
Il mangiare era tanto e tanti gli avanzi,ecco perchè arrivavano
tanti cani,e tanti gatti ma i gatti non li sopportavo e li facevo
scappare subito, uno mi è rimasto un po' di pelo in bocca. Dei
gatti non ti puoi fidare,infatti i Cacciatori per andare a caccia
usano i cani,i gatti non ti riportano il selvatico ma lo mangiano.
Stavo da Dio. Nei freddi inverni nella baracca la stufa andava
sempre, anche sotto alla baracca,che era rialzata si stava al
caldo,e io e gli altri cani ospiti, ci si andava spesso perchè
posto migliore non c'era. Tutte le domeniche c'era un pranzo con 10 o
20 persone. Tutte le feste,Natale Pasqua ultimo dell'anno Ferragosto
sabato grasso,organizzavano i cenoni,con tantissimo mangiare, e
musica con trio Los Carlinos a fare le serate. E non mi dava
fastidio perchè era musica dolce, senza note fastidiose che ti
entrano nelle orecchie e nel cervello. In quei giorni si stava bene e
anche nel bosco si entrava facilmente perchè veniva sempre pulito
dai rami secchi e erbacce e un gatto lo vedevi anche a 50 metri.
Io
stavo bene con tutti ma con le donne meglio, le donne ti grattavano
dietro le orecchie senza farti male, se avevi una spina erano brave a
toglierla e quando parlavano erano carezzevoli. Io non so perchè
gli uomini si lamentano delle donne. Forse è per il sesso che si
lamentano, gli uomini danno troppa importanza a quella cosa lì, noi
siamo superiori a loro, e abbiamo organizzato tutta la faccenda in
modo nettamente migliore. Intanto loro quando fanno sesso si
nascondono e già questo la dice lunga. Non conosco nessun altro che
si nasconde per fare una cosa naturale come il sesso: solo gli uomini
! Nei tre anni che è durato il Presidio non ho visto nessuno fare
sesso. Gli uomini non sono come noi cani ! Noi facciamo sesso solo se
la femmina è disponibile, loro no, esattamente come si comportano
non lo so dire,ma so che i maschi quando vogliono vogliono. Non si
sono ancora evoluti e sono preda di bassi istinti. E' evidente la
differenza evolutiva: noi siamo migliori in tutto, abbiamo 4 gambe
invece di 2, le orecchie più grandi e sentiamo molto di
più,loro,gli umani,sentono il motore di una macchina che arriva,noi
di quel rumore sentiamo dentro: le cinghie che girano,gli stantuffi
delle pompe della benzina e dell'olio,lo sfregamento dei pistoni.
Tanto per dire. Gli odori li sentiamo anche a distanza di km,
distinguendo di un odore tutti i componenti. Poi loro si sono
evoluti in maniera sbagliata. Che bisogno avevano di scrivere ? A
cosa serve ? Scrivere è causa di grossi problemi, firme estorte e
poi diventate obbligo, segni su schede elettorali per mandare i
mariuoli a comandare, impegni presi con una firma fatta in stato di
ebbrezza, e molti altri casi simili. Noi ci siamo evoluti cercando la
libertà,in quella direzione. Io sono amico degli uomini, forse il
solo, e se potessi parlare...
Mi
restano i ricordi,quelli sì. E belli. Quella festa di 300(forse di
più)persone con i tavoli messi in mezzo alle piante del bosco pulito
e sfrondato che sembrava un Ristorante con il Consiglio Comunale al
Completo e tutti gli invitati ufficiali. E la gran festa per noi
cani,io e cani che avevo invitato. Le festicciole organizzate per
piccoli pranzi con Carlin che interpretava il Minatore,una canzone
della Miniera che faceva durare più di mezz'ora, e la Piera che con
la sua voce soave ti portava in altri posti. E la Silvana, e il
Cantona che con la sua fisarmonica faceva venire voglia di ballare
pure e me. E le messe al Presidio con un incredibile numero di
gente,e le processioni con le Bande. E i giovani che venivano al
sabato sera e nelle notti di festa.
Poi
un giorno,era inverno, la storia è finita. Il bidone sulla strada
dove c'era il fuoco continuo, si è spento. E non è venuto più
nessuno,si,qualcuno veniva ogni tanto in visita; veniva in
bici,camminava un pò avanti in dietro e tornava in Paese. Poi un
giorno venne il Toni di Arconate con i suoi camions e portò via
tutto. Adesso non c'è più traccia di quel Posto così gradevole e
ospitale. Adesso non ci vado neanche più,faccio troppa fatica,ci
vorrebbe mezza giornata, e poi... cosa ci vado a fare ? Un bosco vale
l'altro e quello è troppo lontano per me, sono passati vent'anni
anche per me,molti donne e uomini che venivano in quei giorni non ci
sono più, quelli che vorrei vedere sono la Piera e Carlin che mi
volevano bene e mi grattavano nel modo giusto.
La
gente di Buscate è strana. In quei giorni,quando veniva tutta
quella gente, nei momenti di pericolo suonavano una sirena,la
sentivo benissimo anche dal presidio e dopo un po,per partecipazione,
mi mettevo a ululare e tutti i cani del circondario ululavano. Anche
quelli della Maddalena che si trovava al di là della cava ma
siccome non c'era niente in mezzo si sentivano come se erano lì. Al
mattino presto si vedeva la Volpe maschio che risaliva la costa
dall'altra parte della cava dopo essere andata a bere,la femmina non
si vedeva mai. Diverse mattine sono andato sul margine della costa
per aspettarle ma non le ho mai viste. La Volpe,si sa, è furba.
Adesso
sono proprio vecchio,vivo con una vecchia, sotto al portico che ha in
fondo al giardino. E da sdraiato sto veramente bene,è quando devo
alzarmi che cominciano i problemi, però mi alzo lo stesso per fare
un giretto,dopo mi sento meglio. La vecchia è buona e mi vuole
bene,io le faccio compagnia.
CANE GIALLO
martedì 25 novembre 2014
noci fresca
in da la sira ca vegn
in dua 'l So 'l guarda 'n dree
le bel pinsà a la noci fresca
cui rumur da la stala
da la vaca ca la pica i pee
cul Can cal guais 'n tan ca 'l sogna
i Rat Culur ca ven inansi e indree
ul Gatu cal risia pa fa l''amur
chi noci pin da vita
cun la Maria Bambina sul cumò testimoni da vita.
CAP HOLDING
Questa sera in consiglio Comunale si accetterà il solito rospo e lo si manderà giù senza fatica. Voglio ringraziare i Consiglieri tutti, ma anche le Associazioni che accettano supinamente il furto dell'Acqua, senza minimamente intervenire. Chissà se a qualcuno verrà in mente di chiedere chi è HIDRA S.r.l., il suo statuto, chi sono i soci, e il perché di questa ennesima operazione che ricorda tanto il gioco delle tre carte.
lunedì 24 novembre 2014
Democrazia finta
Ua strana Democrazia, dove i
Cittadini conservano il diritto di cambiare Governo ma non di
cambiare politica, una Democrazia di forma, il comportamento è
dettato dagli altri ; ma una Democrazia che non sia tale nella
sostanza non è Democrazia, non è vera ! E' una Democrazia finta
! Dove prosperano i ciarlatani, nel vuoto delle idee gli
affaristi prosperano, le Lobby comandano. C'è spazio per il
malaffare e per le persone che valgono poco, per i quaquaraqua !
Per fermare la desertificazione
della vita Pubblica occorre un rilancio della sinistra, non una
etichetta di sinistra che si appiccica sui vestiti o sulla
fronte, ma facendo cose di sinistra !
Agire sulla diseguaglianza sociale
che aumenta in maniera esponenziale, ridando i Diritti al
Lavoratori e investendo su nuove attività; non dando la mancetta
degli 80 euro ( con intenti chiaramente elettorali )
Con i poveri che aumentano di
numero e di povertà e i ricchi in opposto diminuiscono in
numero e aumentano in ricchezza. E la forbice si allarga.
Torniamo indietro nei tempi buoni, rifacciamo lo Statuto dei
Lavoratori. Rimettiamoci in pista ! Alè !!
domenica 23 novembre 2014
Violenza contro le donne
Si è svolta in sala Lodi uno spettacolo contro la violenza alle donne. Sette attrici si sono alternate a dire la loro storie. Attrici di buon livello hanno fatto un racconto della violenza con piccoli racconti, alternandosi in scena, accompagnati da una fisarmonica. Valido il racconto, valida la scena.
Questo si inserisce nella giornata della violenza contro le donne, fissata martedì 25 Novembre.
Io aggiungo che sono 45 anni che abito a Buscate e mai ho sentito di fatti di violenza contro le donne ! Caso mai il contrario. Viva le donne
venerdì 21 novembre 2014
Pranzo di Natale
Da "VECCHIA MILANO " in cucina, di Ottorina Perna Bozzi.
Pranzo di Natale :
ANTIPASTO DI SALAMI MISTI :
prosciutto crudo
galantina di pollo
lingua
mambré
salsiccione
triangoli di gelatina e ricciolini di burro
RAVIOLI IN BRODO RISTRETTO
LESSO MISTO :
Manzo stacchettato
Biancostato
testina di vitello
cappone
zampone di Modena
CONTORNO :
spinaci
mostarda di Cremona
cetriolini e cipolline sott'aceto
funghetti sott'olio
senape francese
pasticcio di pasta frolla salata con piccioni
grande vol-au-vent riempito di minuta e tartufi
TACCHINO ARROSTO RIPIENO
contorno :
insalata trevigiana rossa e riccia bianca.
FORMAGGI :
sbrinz
gruera
grana
PANETTONE
TORRONCINO DI CREMONA
FRUTTA FRESCA :
Arance
Mandarini
mele rosse
pere
FRUTTA SECCA :
Datteri
Fichi secchi
Noci Nocciole Mandorle
Albicocche secche
VINI :
Bianco Soave di Valpolicella( con l'antipasto )
San Colombano e Barbera (lesso )
Barolo con l'arrosto
Moscato bianco spumante col Panettone
CAFFE' E LIQUORI
Grappa e Sassolino ai grandi
Capillaire ai bambini
Buon appetito !
giovedì 20 novembre 2014
Eternit
La Cassazione con un comunicato precisa : la prescrizione riguarda il Disastro
Ambientale non gli omicidi.
I sapientoni dovrebbero limitare un pochino gli interventi.
Ambientale non gli omicidi.
I sapientoni dovrebbero limitare un pochino gli interventi.
Mosè della cava
Ghé di ricordi che a ricordai sa
capisan
cambian culur
ghé di ricordi ca sa capisan pusè
dopu
ricordi pesanti o liger
ligaa a stori impurtanti o nu
ricordi svuia
ricordi da robi vignu dopu
ma i ricordi dul presidi ghen un
oltar culur
i ricordi dul presidi ghen da la
genti ul so culur
genti special ca dea un special
culur
i fiamm dul bidun balean 'n duna
certa manera
l'ea un foeugu pusé
anca la stua
'na burlera piscinina in un lucal
grandi fai da lamera
in un lucal grandi 'n dua sa
'ndea in dul fregiu da la sira
in pù un oltar lucal in dua ghea
frigurifar machineta dul cafè
telefun e dispensa
'na stua sula pà sculdà tuta la
baraca
un furnelin grand me 'na foia da
murun d'una putensa mai vista
al druean pa fa ul cafè ma anca per
fa coeus la pasta
qui ca ghean no 'l san no la forsa
da la gent
a ian tresentu quan ca sunea la
sirena
quel ca fea movi la genti a l'ea
anca
quel ca fea balà ul foeugu dul
bidun e 'ndà forti la stua
la genti la ghea no i numar vun
ga cumandea nisun
sa gheum Mosé paseun anca nun in
mesu al mar.
mercoledì 19 novembre 2014
Racconto del mercoledì ERCOLINO
ERCOLINO
A
metà piazza si apre un vicolo che in mezzo all'abitato arriva
oltre,verso sud. All'infuori del primocortile,abitato dai Croci e di
loro proprietà, tutti gli altri cortili sono proprietà dalla
famiglia Schiappati. Dove finisce il vicolo,c'è come una piazzetta
con un grosso gelso vuoto di dentro, lì c'è la villa degli
Schiappati. Con un grande giardino stile incolto,con moltissime
piante. Lì abitava Ercolino,con i suoi due ultimi Zii e la mamma,
Schiappati.
Gli
ultimi Schiappati.
Ercolino
faceva Giani di cognome e suo padre era Primario in una clinica e un
giorno,dopo avere letto un esame che lo riguardava, si è vestito di
tutto punto,con farfallino e guanti di camoscio,invece di prendere la
porta per uscire ha preso la finestra. Di lui Ercolino non si
ricordava, era troppo piccolo.
La
mamma,che era una Schiappati, sovraintendeva alla villa,ai due
fratelli e ad Ercolino.
Ci
si vedeva ogni sera,dall'Albergo due Spade.
Ercolino
faceva parte di un censo in cima alla scala sociale,se doveva
festeggiare un compleanno doveva essere organizzata una festa con
invitati di riguardo, dei
Fiore,
La Bella, Torno, Cacciatori, Picco,,Giacobone,De Bernardi, De Simone
e via così. Alla sera al Bar si festeggiava con una bevuta,e magari
Ercolino era senza
soldi,perchè
gli Schiappati erano pieni di possedimenti
(il campo,il mitico”campo” dove tutti giocavano a alla
(il campo,il mitico”campo” dove tutti giocavano a alla
palla)
era di Schiappati, metà paese era del Baronetto, e l'altra metà di
Schiappati, ma soldi pochi.
I
soldi erano quelli dello dello zio che , se pur alto stipendio,
doveva servire per gli abbigliamenti e tutto quello che serviva
per una vita sociale dignitosa,per la cucina,che doveva essere da
famiglia benestante.poi c'erano i libri e ognuno aveva le sue
esigenze, regali da fare per compleanni, prime Comunioni, sposalizi,
il tenore della famiglia doveva essere quello!
Ercolino
era sempre senza soldi, li considerava meno importanti di un
fazzoletto, non necessari comunque.
Ercolino
era autodidatta in tutto! Le lingue:parlava correttamente il
Tedesco,(aveva fatto l'interprete in un reparto di SS) il Francese,
al punto che quando andava in Francia non volevano credere che non
fosse francese, anzi parlava un patuà di un quartiere Parigino.
Eppure
godeva di amicizie di grandi intellettuali che andavano da lui per
accrescere il loro sapere. Uno per tutti Armando Torno laureato in
Matematica per scrivere
“PRO
E CONTRO DIO” -tre millenni di ragione e di fede-
(
mondadori '93) e SENZA DIO?-due secoli di riflessioni
tra
speranza e negazione- ( mondadori '95), futuro responsabile della
pagina culturale del “Sole 24 Ore” già della terza pagina del
“Corriere”.
Mi
diceva che il tedesco lo aveva imparato in un mese, talmente era
facile la grammatica. Il francese era diverso : certe cose le pensava
in francese, sono convinto che Ercolino di dentro era francese.
Lavorava
in Comune ma il suo stipendio lo usava per libri e cose inerenti.
Ogni anno andava a Parigi a trovare
un
suo amico che faceva il libraio, Gallimard, il quale sapendo cosa
aveva Ercolino, gli metteva da parte i libri che gli mancavano.
Una
volta che era a Parigi era entrato in un Ristorante della Riv, e
aveva ordinato da mangiare, e da bere? chiese il cameriere. Facendo
confusione tra vini e dessert, mancando i suoi assistenti enologhi
cioé noi,ordinò una Calvados.
Mezza
bottiglia ? Chiese il cameriere, intuendo l'errore. Ercolino, gran
signore, disse :una bottiglia. Il cameriere disse: on botei de
Calvados, per farsi sentire da tutti.
Quando
Ercolino la assaggiò si accorse che era una grappa, ma per fare
vedere che non si era sbagliato,la bevve tutta.
Uscendo
dal Ristorante sul marciapiedi barcollò e si trovò seduto in un
Ristorante Cinese,dove comandò un bicchiere d'acqua.
Ercolino
mi aveva preso di mira, voleva farmi imparare il francese e la sua
tecnica era questa: darmi un libro da leggere scritto in francese.
Ogni
giorno dovevo leggere una pagina, alla sera mi interrogava.
Quasi
ci riuscivo.
Si
era messo in mente di fare un giornalino, e lo fece: SPORT CASTANO,
ciclostilato in proprio, nella mitica sede del Pedale Castanese di
via S,Gerolamo. La Redazione era composta da noi due,ogni tanto mi
obbligava a scrivere qualche cronaca e, sempre, a lavorare al
ciclostile, era un mensile ma all'occorrenza, in caso di avvenimenti
importanti,uscivamo quando volevamo noi. Solo il primo numero,mi
sembra, in nero, tutti gli altri a colori. Magari il calcio era in
rosso,il ciclismo in verde, l'atletica in blu.
Li
avevo messi via ma non ne trovo più neanche uno.
Ercolino
era attratto dagli sport minori, a parte il nostro grande amore il
Pedale Castanese.
Ecco
la nascita della Polisportiva Castanese,fortemente voluta da
Ercolino, con il CSI e le sue aspirazioni olimpioniche.
E...rimanda
rimanda rimanda decidemmo di catalogare i suoi libri.
Ercolino
aveva TUTTO sulla Rivoluzione Francese. Tutto quello che era stato
edito in Italiano,Francese,Inglese e Tedesco. E la sua biblioteca
veniva aggiornata ogni anno quando andava a Parigi dal suo amico
Gallimard, che aveva messo da parte per lui i libri che gli
mancavano, le nuove edizioni.
TUTTO
sulla Marina Militare Italiana, e scriveva anche per una rivista
militare.
TUTTO
su Napoleone,aveva anche delle edizioni in lingue mediorientali.
Voleva
catalogare i suoi libri.
Incominciammo
una sera d'inverno.
I
suoi libri li aveva in po' qua un po' là, in sala mobili appositi
strapieni, al centro un grande tavolo rettangolare pieno di libri
impignati. La sua camera da letto non aveva armadi, almeno li aveva
ma pieni di libri, i pochi vestiti sparsi qua e là,in bagno e in
cucina.
Incominciammo
a catalogare nella camera da letto: io prendevo un libro e dicevo il
titolo,l'autore e l'editore e l'anno di edizione, Ercolino li
scriveva su un grande notis. Il libro poi lo mettevo sulla sedia,
l'unica che c'era nella stanza, dopo due sere, a lavorare fino a
mezzanotte, avevamo riempito la sedia. Adesso dove li metto? Ercolino
mi guardò con i suoi occhi celesti sempre limpidi e senza peccato:
non possiamo farcela ! Vittorio... lasciamo perdere, ci vuole una
vita!
Ercolino
si era ridotto da solo.
I
suoi due Zii erano morti, e anche sua mamma era andata.
La
speranza di Ercolino era che sua mamma morisse prima di lui ed era
stato accontentato.
Ora
viveva da solo in quella grande casa, lasciando tutto come era, anche
nell'appartamento degli Zii.
Noi
amici lo invitavamo a casa nostra ma lui non veniva mai, ogni tanto
si organizzavano merende al Bar, apposta per farlo mangiare.
Per
lui un panino e un bicchiere di vino erano più che sufficienti.
Se
un mattino Ercolino non si presentava al lavoro, Paracchini andava
subito a casa sua per vedere se era successo qualcosa. Solitamente
non si era svegliato perchè aveva letto fino a tardi, una volta
stava leggendo ancora, non era andato a letto!
Portava
sempre un impermeabile chiaro, buono per tutte le stagioni, con la
cintura sempre legata come se fosse una corda.
Al
presidente della Biblioteca comunale, il Mario, ogni tanto dicevo:
fatti scrivere una carta, una specie di donazione: se dovesse
capitare, speriamo di no, che dovesse venire a mancare,niente di più
facile perchè è come un bambino
e
se deve prendere una medicina non si ricorda mica, quei libri non
possono andare persi. Sono collezioni complete,uniche al mondo. Si
potrebbe fare una sala ”Ercole Giani” con le tre collezioni.
Finire
di catalogarli, una grossa parte di lavoro lo abbiamo già fatto.
Dissi mentendo spudoratamente.
A
Ercolino avevo proposto: perchè non doni le tue collezioni al
Comune,li mettono in una sala e la titoli a tua Mamma, o a tuo padre,
o a chi vuoi te, e tutti li possono consultare, rimangono tuoi e dai
la possibilità a qualche studioso della consultazione.
Ercolino
mi guardava con i suoi occhi puri, e io mi vergognavo come un
ladro e gli dicevo: è un'idea,solo un'idea.
Come
faceva di solito, il Mario ti guardava senza parlare. Muoversi! Gli
dicevo. Muoversi.
Ercolino
venne a mancare un notte nel sonno,e al mattino quando andarono a
vedere perchè non era andato a lavorare, si accorsero che stava
leggendo il libro della sua vita, ed era arrivato alla fine.
domenica 16 novembre 2014
PATTO DEI SINDACI
il PATTO DEI SINDACI è una iniziativa Europea che impegna le persone che abitano nella nostra Europa ad abbassare la C02 del 20% entro il 2020, una iniziativa concreta per migliorare la qualità dell'ambiente senza aspettare interventi dall'alto. I Sindaci, quelli che aderiscono s'intende a questo Patto,( 5.000 su 8.000 ) si sono impegnati concretamente a seguire delle fasi ben precise.
FASE A: elaborazione dell'inventario delle emissioni di CO2 (baseline), suddivise per settore (edifici pubblici, residenziali e commerciali, illuminazione pubblica, trasporto pubblico e privato, rifiuti, industria, etc) all'anno 2005;
FASE B: identificazione delle priorità di intervento, degli obiettivi di settore e delle relative azioni per la riduzione delle emissioni, attraverso un processo partecipato che coinvolga i Cittadini ;
FASE C: predisposizione di un sistema di monitoraggio periodico delle azioni, al fine di verificare la conformità dei risultati con gli obiettivi previsti, e così adattare e migliorare il Piano d'Azione.
I Sindaci sono tutti Italiani ma non vorrei che si comportassero alla Italiana. ( cioè fare finta di fare e non fare niente )
Il Pianeta è malato, molto malato, al suo capezzale ci siamo noi e con lui moriamo noi, peggio ancora, i nostri figli. Si deve per forza intervenire !
I nostri Sindaci hanno delle cose semplici che possono fare : una Ordinanza che vieti i motori a scoppio senza marmitta sul territtorio comunale, piantumare il più possibile e fare diventare le strade dei viali, usare i terreni incolti (magari di proprietà comunale ) e farli diventare dei boschi. Dare disposizioni alle Polizie Locali di fermare tutte le auto e controllare se sono in regola con la revisione ! Cose che si possono fare subito senza spendere un soldo, anzi la multe porterebbero danaro fresco nelle casse Comunali.
Poi si porterebbero avanti con gli studi sul risparmio energetico e le lampade a LED.
All'Italiana invece non fanno niente : non vorrai mica che su 8.000 Comuni vengono a prendere mé, e tirano a campà.
Per adesso, nel comune dove abito, e nei Comuni a me vicini, non hanno fatto niente !
Per adesso, nel comune dove abito, e nei Comuni a me vicini, non hanno fatto niente !
sabato 15 novembre 2014
Sbrufadey
Miscia do ur prima :
un cugiaa da farina scars
tri cugiaa de grana
tri oeuf intreg
sa e un udur da nus musca
fa ripusaa in frigur
Broued da carni buienta in dul padelin
sbasala al minim
mett dent quel che te preparaa in del schisciapatati
e fal burlaa den in dul broeud
fa coeus pian pian per cinq minut
Podan mangiala tuti
anca i malaa
Qui no malaa, una butiglia a testa da vin da Mismirì, quel negar
un cugiaa da farina scars
tri cugiaa de grana
tri oeuf intreg
sa e un udur da nus musca
fa ripusaa in frigur
Broued da carni buienta in dul padelin
sbasala al minim
mett dent quel che te preparaa in del schisciapatati
e fal burlaa den in dul broeud
fa coeus pian pian per cinq minut
Podan mangiala tuti
anca i malaa
Qui no malaa, una butiglia a testa da vin da Mismirì, quel negar
venerdì 14 novembre 2014
ma pias la genti
ma pias la genti ca la sa cusa la fa
e la fa in menu tempu
ma pias la genti ca parla pocu
qui ca sa fan capì sensa parlà
ma pias la genti puareta
ma pias la genti ca sensa studià
in bun da legi ul mundu
e la fa in menu tempu
ma pias la genti ca parla pocu
qui ca sa fan capì sensa parlà
ma pias la genti puareta
ma pias la genti ca sensa studià
in bun da legi ul mundu
mercoledì 12 novembre 2014
Racconto del mercoledì VALSESIA
“ L'è
un discursu dul 25 April” sentenziò il Botta.
Il
Carnaghi si imbestialì, aveva fatto il Partigiano, e dal suo
tavolo all'angolo opposto gridò “ Tas, porcu diu”.
Era
sempre ubriaco, con il volto cianotico e le mani che vibravano
come un diapason non riusciva a portare alla bocca un bicchiere
senza versare buona parte del vino contenuto. Ma quando sentiva
parlare di Fascismo, Resistenza, 25 Aprile, allora no ! Allora
le mani non gli tremavano più il volto gli si faceva
pallido, d'un pallore un poco plumbeo che non fosse il suo,
magro e scavato.
“ Porcu
diu, tas”, La sala echeggiava e sembrava costringere l'urlo
dentro uno spazio angusto per il groviglio di sentimenti che
c'erano in quella bestemmia.
Il
Botta continuò a zittire il Bruccoleri che pontificava
sulla
infedeltà delle sposate.
Alle
guance del Carnaghi tornò il solito colorito bluastro e
ripiombò dentro se stesso tremante e sbigottito come un
fanciullo.
Il
Bar Centrale si trovava nella piazza del Paese di fronte alla
Chiesa e a due passi dall'ufficio Postale che il capo
Bruccoleri dirigeva in maniera inflessibile, concedendosi solo
qualche breve pausa per l' aperitivo discettando sul
comportamento delle donne, argomento questo nel quale vantava
grande esperienza.
Quel
giorno erano le sposate il tema del discorso che interessava
il capannello che gli si era formato attorno. “ Più sono
gli anni che è sposata, maggiori sono le possibilità di
ottenere la capitolazione.”
Il
Botta contrapponeva a questa tesi l'opposta che voleva più
fedrifaghe le sposine novelle di quelle stagionate e citava i
piaceri dispensati dalla Verrini, il Broccoleri gli
contrapponneva le costanti vittorie riportate dai più sulla
Pierolazzi, che lavorava alle sue dipendenze( così amava
esprimersi, benchè i “suoi” impiegati non dipendevano
propriamente da lui ma dalla Amministrazione Centrale, questi
compreso)
“ Ostia...NO!”
Il Carnaghi era scattato in piedi come una molla,bianco come una
straccio e con gli occhi spiritati. Quello non lo avrebbe
permesso, ostia.
“Cristo,
era dura su in Valsesia, bastardi...”
La
Pierolazzi era stata l'unica donna che avesse
mai
amato, la sua promessa sposa prima che, ventenne e innamorato
partisse per il fronte Russo,portandosi in cuore il sapore delle
lacrime di lei, della sua lingua fredda e triste nel momento
dell'addio mentre il cuore gli batteva furiosamente
nel
petto.
Il
ricordo del suo volto,la sua fotografia, lo avevano portato
fuori dalla sacca là in Russia, maledetta Russia. Quante volte
era stato lì per abbandonarsi alla neve, al gelo, ai Russi
se non fosse intervenuta una sensazione quasi tattile del corpo di
lei ha infondergli forze ed energie impensate.
“ Era
dura senza armi e senza niente da mangiare, cristo di dio, ma
li facevamo piangere sangue, quei bastardi..”.
Tornato
in Italia fu mandato a Torino, dove lo colse il deflagrare
dell' otto settembre. Piuttosto che arrendersi a quei bastardi
di crucchi si sarebbe tolto la vita e, con altri sei compagni,
scappò dalla Caserma dirigendosi verso Oleggio dove aveva dei
parenti contadini. Quando apparvero i primi manifesti che
imponevano a tutti i giovani l'arruolamento nell'esercito della
RSI, li imbrattò di merda e, quando seppe che su in Valsesia
s'erano formate delle bande di giovani come lui che
combattevano i fascisti e i tedeschi, partì.
Superò
i momenti terribili dell'inverno del '44 e del proclama
Alexsander, tenendo il pensiero fisso alla sua Teresa, ai suoi
grandi occhi marrone che vedevano in lui chissà che cosa, e
in cui lui avrebbe voluto annegare, la avrebbe ritrovata alla
fine e con lei avrebbe formato una famiglia in un mondo nuovo,
finalmente libero e migliore.
Quando
tornò a casa la sua Teresa aveva un fidanzato,un ex militare
della Finanza. Erano fidanzati da poco, lei era stata brava
brava ad aspettarlo ma, finita la guerra il 25 Aprile, era
impegnato a presidiare Milano agli ordini del CLN, ed era tornato
che era novembre, e lei si era fidanzata.
Per
tre mesi il Carnaghi non uscì di casa, nè si alzò dal letto.
La
Teresa lasciò il fidanzato, a cui non voleva bene, e lo aspettò
invano, sperando alla fine di ottenere il perdono e di
riabbracciare l'unico uomo che avesse veramente amato, lo aspettò
invano per quasi tre anni, ma il Carnaghi usciva da casa solo per
andare in piazza nel Bar Centrale, senza scambiare parola con
nessuno.
Alfine
la Pierolazzi, per vendicarsi della sua indifferenza, decise di
sposarsi e rimasta vedova presto, fece voto di concedersi a
chiunque l' avesse desiderata per punire la durezza del suo
animo.
“...sorgerà
alla fine un mondo migliore, sulle ceneri....”
I
presenti tutti rimasero sbigottiti ad ascoltare lo sfogo, senza
interromperlo e senza fare i soliti insulsi commenti.
VALSESIA
VALSESIA, COSA IMPORTA SE SI MUORE, QUESTO E' IL GRIDO DEL
VALORE, PARTIGIANO VINCERA'
Il
pugno chiuso proteso nell 'aria, l'altra mano stretta al tavolo per
reggersi in piedi, il volto fermo e sicuro, quasi bello con
quell'espressione ferma.
Nessuno
si ricordava il Carnaghi cantare in quel modo. Il tempo, si sa,
cancella gli eroi: dopo qualche anno l'ex Partigiano era
considerato, ancor giovane,un vecchio ubriacone. La canzone, ferma
e forte, usciva dal Bar Osteria e andava nella piccola piazza.
A
metà della canzone la Pierolazzi,uscita dall'ufficio Postale che era
a due passi,entrò nel Bar Centrale e prese il Carnaghi per una
mano e gli disse: andiamo a casa ! Il Carnaghi sbalordito la
seguì senza fiatare.
La
dona l'è cume l'unda,o la ta sustegn o la ta 'funda !
Citò
il Botta.
martedì 11 novembre 2014
castei da sabia
custruì
fa un quicoss duma par ti
quel che te voeuri
'na faturia
un mulin cul punti 'n su 'l turenti
un presepi
ghè genti ca scrii
ca le un modu da criaa
e poeu smanian par publicaa
e burlan in man ai trufadur
cunvinti da vè scritu di robi impurtanti troan giustu fal saé
mi pensu inveci che scrii
a lé cume fa i castei da sabia in ria 'l mar
scrii pa 'l gustu da scrii parola su parola
di robi ca interesa nisun
inutil
ca servisan a nienti
ta piasan duma a ti
e come i castei da sabia
sa podan no purtà in gir
daghi nò ai amis
ghé 'l pericul da perdi l amicisia
fa un quicoss duma par ti
quel che te voeuri
'na faturia
un mulin cul punti 'n su 'l turenti
un presepi
ghè genti ca scrii
ca le un modu da criaa
e poeu smanian par publicaa
e burlan in man ai trufadur
cunvinti da vè scritu di robi impurtanti troan giustu fal saé
mi pensu inveci che scrii
a lé cume fa i castei da sabia in ria 'l mar
scrii pa 'l gustu da scrii parola su parola
di robi ca interesa nisun
inutil
ca servisan a nienti
ta piasan duma a ti
e come i castei da sabia
sa podan no purtà in gir
daghi nò ai amis
ghé 'l pericul da perdi l amicisia
giovedì 6 novembre 2014
cunili al ciuculat
Un cunili giuin, bel magher. La sira prima metel a marinà in Vin bianc secc, cun dent un cugiarin de Cacau mar du cio da Garofan un spichi d'ai, mesa Scigula taia e fett un gambu da Selar una Carotula una foeuia da Alor doeu foeui de Salvia una sprusada de Canela e de Nuus Musca e 'na brancadina da fung secaa.
A la matina tira foeura i tocc da Cunili, sughi ben ben e fai coeuluri in padela cun oli d'uliva e un tuchelin de buter, quan che inn ben coeulurì bagnin cun la marinada filtraa cun un culin , a un mestulin per volta spetandu ch'el suga. I fung, ma duma quei, meti dent insema al cunili.
Quan che te metu den tutta la marinada mett su el querc e fa coeus.
mercoledì 5 novembre 2014
Racconto del mercoledì LA GITA A VANZAGHELLO
In
piazza ci stavano tanti Bar, tanti clan tante famiglie.
Naturalmente il migliore era il nostro. Ex Gatelli, ora famiglia
Castanese, o pedale Castanese.Era come una società, e ogni anno
facevamo la gita Sociale.
Quell'anno
non mi ricordo di preciso dove si doveva andare, sul Trentino, si mi
ricordo... sul Trentino.
Da
noi c'era il Nino,che aveva un fratello, socio in una ditta di
trasporti; avevano 3/4 camions e trasportavano di tutto,dalle lunghe
distanze alle brevi, dal trasporto
sicuro
al trasporto veloce. Il fratello maggiore,l'Egidio, voleva entrare
nella nostra famiglia,ma fra di noi c'erano delle resistenze perchè
era un tipo che se la tirava,sempre vestito bene, fumava sigarette
con il filtro, aveva i gemelli ai polsini,le scarpe di vernice.
Si
era iscritto anche lui alla gita.
Erano
quasi dieci anni che facevamo la gita,ma quella fu la nostra
migliore.
Appena
partiti,praticamente, ognuno non aveva ancora preso il proprio
posto, che il pulman si fermò, poco dopo la ferrovia, prima di
Vanzaghello.
Cos'è
che ha-chiese Egidio all'autista- Non so, non va più! Vediamo.-disse
Egidio- E il damerino, quello che se la tirava, andò sotto al
Pulman, dove c''è il motore,così com'era con la cravatta e la
camicia bianca. Dopo un paio di minuti rivenne fuori con le mani unte
di grasso e la cravatta a righe rosso blu perpendicolari ciondoloni e
sporca.
Si
è rotto il semiasse.
Quanto
ci vuole a ripararlo chiese l'autista.
Non
si può riparare,va cambiato,bisogna trainare il pulman in officina.
Bisogna
telefonare in sede.
Andare
in paese a telefonare.
Sono
due passi disse Giulio,sia andare a Vanzaghello che a Castano. Va
bè,-disse sconsolato l'autista.
E
adesso? Cominciò a chiedere qualcuno. Qualc'un altro invece tirò
fuori da bere e qualche panino portato per il viaggio.
Ognuno
tirò fuori quello che aveva portato.
Il
Pulman, con l'ultima forza d'inerzia l'autista lo aveva guidato
fuori dalla strada,quasi dentro un bosco di robinie.
Tutti
giù dal Pulman a fumare con il bottiglione di vino in mano.
L'autista
era tornato dal telefonare, appena possono mandano un nuovo Pulman.
E
intanto cosa facciamo?
Beviamo.
Intanto
il tempo passava e il sole scottava,e allora
l'autista
tirò fuori un telo molto grosso dal vano bagagli, lo legò al
pulman con la asole di ferro, e lo attaccò alla piante del bosco,
formando una grande zona d'ombra,sotto la quale andarono tutti.
Stufi
di stare in piedi, presero le chiavi dal bagagliaio e smontarono i
sedili e li misero in cerchio,un grande cerchio,e si accomodarono.
Rimetterli
è un attimo,qualcuno disse.
Aspettiamo
ancora un pò-disse Giulio- poi dovremo pensare cosa fare.
Io
vado a telefonare-disse l'autista- perchè non arriva sto pulman?
Il
Piero,che di mestiere faceva il guardiacaccia e aveva il passo lesto
andò in paese e tornò con un furgoncino che aveva messo a
disposizione il nostro barista,con su una damigiana di rosso,e un
paio di salami crudi, che ci avrebbe messo in conto,naturalmente.
Ragazzi-disse
il Giulio,fra un paio d'ore è mezzogiorno,se non arriva il Pulman
c'è da far da mangiare.
Giusto.
Giusto.
Tornò
l'autista. Di pulman liberi non ce ne sono,devono farne tornare uno
da Torino,e appena se ne libera un'altro lo mandano a Torino per
rimpiazzarlo.
E
allora?
Allora
c'è da far da mangiare.
Vediamo
cosa manca,-disse il Giulio-
Con
il furgoncino partirono per trovare una bella griglia, e del pane.
Cecco e il Prina,che avevano la casa sulla ferrovia,tornarono in
paese seguendo la ferrovia e fecero razzia nei loro pollai, dal
vicino il Prina comperò,sulla parola, quattro conigli,che il padrone
uccise e pelò in quattro e quattr'otto.Tornarono con in spalla
quattro conigli, cinque polli e due anitre.
La
cugina del Prina seguì, un pochino più tardi,con una scorba di
melanzane patate e zucchine.E rimase anche lei.
Intanto
quelli che erano rimasti avevano fatto una montagna di legna bella
secca e acceso un fuoco appena fuori dal telo.
In
una capanna del bosco trovarono delle assi,quasi marce, che usarono
per fare i tavoli, costruendo degli appoggi con la legna del bosco.
Manca
solo una tovaglia bianca. Disse qualcuno.
Prima
di mezzogiorno tre tovaglie,di tre colori diversi,erano sul tavolo,
di carta ma tovaglie e una pigna di piatti e bicchieri procurati dall
'Egidio.
Fu
un pranzo memorabile.
Al
pomeriggio girò il sole, e noi girammo il telo.
Per
fare i bisogni c'era il bosco,anche per le donne che nel frattempo
erano venute a trovarci.
Piano
piano venne sera, e venne anche il Pulman di riserva.
Invitammo
l'autista a stare con noi.
Come
per tutte le gite c'era un capogita,che più che altro aveva il
compito di contare le persone,per evitare di lasciare giù qualcuno.
Verso sera il Gino,che era il capogita,cominciò a contare, ma non
gli tornava il conto e ricominciava a contare, e poi ricominciava, e
ricominciava. Il Giulio tentò di fargli capire che c'era gente in
più, perchè qualcuno si era aggiunto, ma non riusciva a farsi
capire,e il Gino andò avanti a contare.
Prima
di sera, i nostri elettricisti( il gruppo era formato quasi tutto da
operai e fra essi naturalmente anche degli elettricisti) attaccandosi
alla batteria, che il motore del pulman andava, fecero un impianto
mica da ridere,con le lampadine di scorta del Pulman.
Sulla
strada una fila di macchine con la gente scesa a vedere,ognuno
offriva qualcosa,una sigaretta,un sigaro,
uno
una fiaschetta di Gin.
Da
una di queste macchine scese il Pino con la sua fisarmonica. E
incominciò la festa.
I
cani,nelle case sulla strada che usciva dal bosco, abbaiavano a più
non posso.
Molte
ragazze uscirono dal paese e,a piedi, piano piano vennero a vedere la
festa.
La
fisarmonica del Pino coinvolse tutti.
Intanto
in paese, e anche a Vanzaghello, si sparse la voce di una festa nei
boschi e la sera sembrava un festival. La musica era quella del
Pino, ma andava benissimo.
Il
Terenzio a un certo punto cominciò a parlare francese, sempre lo
faceva,era un segnale alcoolico,di solito qualcuno non lo faceva bere
più,ma in quella sera nessuno era in grado di farlo.
Il
Gino disse solennemente al Giulio che mancavano 5 persone.
L'autista
del Pulman,non abituato a gite così, voleva andare a letto.
C'erano
ragazze a non finire, io non avevo mai visto
così
tante ragazze a una festa!
Sul
terreno non c'era più un filo d'erba,solo terra secca per il gran
calpestare della gran gente.
Non
si trovava più Vitoriu,che era quello che doveva pagare il pulman,
era sparito,forse con qualcuna delle ragazze venute dal paese,
comunque il pulman andava pagato o al contrario. Ma Vitoriu non c'era
più.
Egidio,ancora
elegante, con la sua cravatta a righe rosso e blu,si dava da fare,
con successo,con delle ragazze di Vanzaghello.
Il
Gino,capogita, andò avanti a contare eroicamente i partecipanti
fino all'ultimo singhiozzo.
La
festa finì quando le ragazze andarono a casa,tristi per la festa
finita,anche noi salimmo sul secondo Pulman, e andammo a casa, nel
nostro Bar,il migliore della piazza.
Fu
una bella festa!
E
una gita straordinaria !
lunedì 3 novembre 2014
Capitale Sociale
Capitale Sociale
Se dovesse tornare
il problema Cava come reagirebbe Buscate?
Quella volta Buscate
è stato d'esempio a tutta Italia. E adesso?
La nostra
Collettività ha ancora del Capitale Sociale disponibile da
spendere? Ha ancora un Capitale Sociale? A maggiore Capitale Sociale
corrisponde maggiore capacità di cambiamento e di forza,è una
risorsa collettiva che appartiene a tutto il Paese.
Per misurare il
Capitale Sociale disponibile ci sono diverse variabili indicative:
diffusione dei quotidiani, affluenza al voto,
le donazioni di
sangue e il numero di Associazioni NoProfit. Sono quasi tutte cose
verificabili, accertabili,ma sono sufficienti
avere dati,diciamo
così,confortanti ? Molto più importanti di questi dati sono la
capacità di cambiamento, avere la forza di cambiare opinione, avere
la capacità di prendere gli altri sul serio a sentirsi responsabili
verso di loro. Avere fiducia negli altri. Buttarsi senza paura perchè
hai fiducia nella persona preposta al compito. Anche se ti va male fa
niente lo hai fatto per gli altri. Misurare il Capitale Sociale
disponibile non è cosa facile. C'è un solo modo: averne bisogno. E
allora quando suona la Sirena si vede chi c'è. Il passato non conta,
vale come passato, il bisogno è il presente. Il futuro presente. Il
futuro lo mangiamo ogni giorno a bocconi, quello che adesso è futuro
in pochi secondi è già passato. Speriamo di non avere bisogno del
Capitale Sociale. Un Paese con un Capitale Sociale scarso influenza
negativamente sulla qualità delle proprie istituzioni,sulle
amministrazioni pubbliche e,in un circolo vizioso,abbassa la fiducia
dei Cittadini e,quindi, del loro Capitale Sociale. Il Capitale viene
speso così...inutilmente. Noi di Buscate ne abbiamo ancora di
Capitale? Andare ad una verifica è molto pericoloso,io non me la
sento.
Se mi guardo in
giro quello che vedo è sconfortante: la parte viva del paese le
Associazioni, il termometro sociale del paese, se si osserva non
si vede nessun capitale sociale !
SE si guarda bene,
prendendo come riferimento l'unica Azione Sociale successa nel
nostro Paese : la lotta alla discarica, delle Associazioni
Buscatesi presenti in paese, solo uno ha partecipato alla lotta
alla discarica : Egidio D'Adda, presidente Ass. “ il Gruppo”;
tutti gli altri ( e dico tutti ) no.
Elenco Associazioni
:
Paganini Elisabetta
PRO LOCO NO
Calloni Luciano
A.C. Buscate NO
Ottolini Giuliano
Volley D. Bosco NO
Lombardi Laura
ASLSD Atletica NO
De Filippo
Severino Moto Club Europa NO
Fraschina Dario
F.I. Caccia NO
Puricelli Claudio
S.P.S. Buscatese NO
Jelpo Filippo C.
Auto Club NO
Marangon Palmerino
Sci Club NO
Merlotti Abramo
S.C. Buscatese NO
Colombo Mario A.
S.D. Lemer NO
Balossi Marco A.N.
Combattenti NO
Colombo Franco
AVIS NO
Gambero Andrea
Banda S.Cecilia NO
Marzocca Raffaella
Croce Azzurra NO
Zaghi Lucio
Protezione Civile NO
Gandorla Giancarlo
OFTAL NO
Sibilla Oscar
Ganassa NO
D'Adda Egidio Il
Gruppo SI
Naggi Maria Luisa
Az, Cattolica NO
Gaviani Guglielmo
5Agosto91 NO
Spero fortemente
che non succeda più una vicenda che implichi la partecipazione
della Popolazione.
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