ERCOLINO
A
metà piazza si apre un vicolo che in mezzo all'abitato arriva
oltre,verso sud. All'infuori del primocortile,abitato dai Croci e di
loro proprietà, tutti gli altri cortili sono proprietà dalla
famiglia Schiappati. Dove finisce il vicolo,c'è come una piazzetta
con un grosso gelso vuoto di dentro, lì c'è la villa degli
Schiappati. Con un grande giardino stile incolto,con moltissime
piante. Lì abitava Ercolino,con i suoi due ultimi Zii e la mamma,
Schiappati.
Gli
ultimi Schiappati.
Ercolino
faceva Giani di cognome e suo padre era Primario in una clinica e un
giorno,dopo avere letto un esame che lo riguardava, si è vestito di
tutto punto,con farfallino e guanti di camoscio,invece di prendere la
porta per uscire ha preso la finestra. Di lui Ercolino non si
ricordava, era troppo piccolo.
La
mamma,che era una Schiappati, sovraintendeva alla villa,ai due
fratelli e ad Ercolino.
Ci
si vedeva ogni sera,dall'Albergo due Spade.
Ercolino
faceva parte di un censo in cima alla scala sociale,se doveva
festeggiare un compleanno doveva essere organizzata una festa con
invitati di riguardo, dei
Fiore,
La Bella, Torno, Cacciatori, Picco,,Giacobone,De Bernardi, De Simone
e via così. Alla sera al Bar si festeggiava con una bevuta,e magari
Ercolino era senza
soldi,perchè
gli Schiappati erano pieni di possedimenti
(il campo,il mitico”campo” dove tutti giocavano a alla
(il campo,il mitico”campo” dove tutti giocavano a alla
palla)
era di Schiappati, metà paese era del Baronetto, e l'altra metà di
Schiappati, ma soldi pochi.
I
soldi erano quelli dello dello zio che , se pur alto stipendio,
doveva servire per gli abbigliamenti e tutto quello che serviva
per una vita sociale dignitosa,per la cucina,che doveva essere da
famiglia benestante.poi c'erano i libri e ognuno aveva le sue
esigenze, regali da fare per compleanni, prime Comunioni, sposalizi,
il tenore della famiglia doveva essere quello!
Ercolino
era sempre senza soldi, li considerava meno importanti di un
fazzoletto, non necessari comunque.
Ercolino
era autodidatta in tutto! Le lingue:parlava correttamente il
Tedesco,(aveva fatto l'interprete in un reparto di SS) il Francese,
al punto che quando andava in Francia non volevano credere che non
fosse francese, anzi parlava un patuà di un quartiere Parigino.
Eppure
godeva di amicizie di grandi intellettuali che andavano da lui per
accrescere il loro sapere. Uno per tutti Armando Torno laureato in
Matematica per scrivere
“PRO
E CONTRO DIO” -tre millenni di ragione e di fede-
(
mondadori '93) e SENZA DIO?-due secoli di riflessioni
tra
speranza e negazione- ( mondadori '95), futuro responsabile della
pagina culturale del “Sole 24 Ore” già della terza pagina del
“Corriere”.
Mi
diceva che il tedesco lo aveva imparato in un mese, talmente era
facile la grammatica. Il francese era diverso : certe cose le pensava
in francese, sono convinto che Ercolino di dentro era francese.
Lavorava
in Comune ma il suo stipendio lo usava per libri e cose inerenti.
Ogni anno andava a Parigi a trovare
un
suo amico che faceva il libraio, Gallimard, il quale sapendo cosa
aveva Ercolino, gli metteva da parte i libri che gli mancavano.
Una
volta che era a Parigi era entrato in un Ristorante della Riv, e
aveva ordinato da mangiare, e da bere? chiese il cameriere. Facendo
confusione tra vini e dessert, mancando i suoi assistenti enologhi
cioé noi,ordinò una Calvados.
Mezza
bottiglia ? Chiese il cameriere, intuendo l'errore. Ercolino, gran
signore, disse :una bottiglia. Il cameriere disse: on botei de
Calvados, per farsi sentire da tutti.
Quando
Ercolino la assaggiò si accorse che era una grappa, ma per fare
vedere che non si era sbagliato,la bevve tutta.
Uscendo
dal Ristorante sul marciapiedi barcollò e si trovò seduto in un
Ristorante Cinese,dove comandò un bicchiere d'acqua.
Ercolino
mi aveva preso di mira, voleva farmi imparare il francese e la sua
tecnica era questa: darmi un libro da leggere scritto in francese.
Ogni
giorno dovevo leggere una pagina, alla sera mi interrogava.
Quasi
ci riuscivo.
Si
era messo in mente di fare un giornalino, e lo fece: SPORT CASTANO,
ciclostilato in proprio, nella mitica sede del Pedale Castanese di
via S,Gerolamo. La Redazione era composta da noi due,ogni tanto mi
obbligava a scrivere qualche cronaca e, sempre, a lavorare al
ciclostile, era un mensile ma all'occorrenza, in caso di avvenimenti
importanti,uscivamo quando volevamo noi. Solo il primo numero,mi
sembra, in nero, tutti gli altri a colori. Magari il calcio era in
rosso,il ciclismo in verde, l'atletica in blu.
Li
avevo messi via ma non ne trovo più neanche uno.
Ercolino
era attratto dagli sport minori, a parte il nostro grande amore il
Pedale Castanese.
Ecco
la nascita della Polisportiva Castanese,fortemente voluta da
Ercolino, con il CSI e le sue aspirazioni olimpioniche.
E...rimanda
rimanda rimanda decidemmo di catalogare i suoi libri.
Ercolino
aveva TUTTO sulla Rivoluzione Francese. Tutto quello che era stato
edito in Italiano,Francese,Inglese e Tedesco. E la sua biblioteca
veniva aggiornata ogni anno quando andava a Parigi dal suo amico
Gallimard, che aveva messo da parte per lui i libri che gli
mancavano, le nuove edizioni.
TUTTO
sulla Marina Militare Italiana, e scriveva anche per una rivista
militare.
TUTTO
su Napoleone,aveva anche delle edizioni in lingue mediorientali.
Voleva
catalogare i suoi libri.
Incominciammo
una sera d'inverno.
I
suoi libri li aveva in po' qua un po' là, in sala mobili appositi
strapieni, al centro un grande tavolo rettangolare pieno di libri
impignati. La sua camera da letto non aveva armadi, almeno li aveva
ma pieni di libri, i pochi vestiti sparsi qua e là,in bagno e in
cucina.
Incominciammo
a catalogare nella camera da letto: io prendevo un libro e dicevo il
titolo,l'autore e l'editore e l'anno di edizione, Ercolino li
scriveva su un grande notis. Il libro poi lo mettevo sulla sedia,
l'unica che c'era nella stanza, dopo due sere, a lavorare fino a
mezzanotte, avevamo riempito la sedia. Adesso dove li metto? Ercolino
mi guardò con i suoi occhi celesti sempre limpidi e senza peccato:
non possiamo farcela ! Vittorio... lasciamo perdere, ci vuole una
vita!
Ercolino
si era ridotto da solo.
I
suoi due Zii erano morti, e anche sua mamma era andata.
La
speranza di Ercolino era che sua mamma morisse prima di lui ed era
stato accontentato.
Ora
viveva da solo in quella grande casa, lasciando tutto come era, anche
nell'appartamento degli Zii.
Noi
amici lo invitavamo a casa nostra ma lui non veniva mai, ogni tanto
si organizzavano merende al Bar, apposta per farlo mangiare.
Per
lui un panino e un bicchiere di vino erano più che sufficienti.
Se
un mattino Ercolino non si presentava al lavoro, Paracchini andava
subito a casa sua per vedere se era successo qualcosa. Solitamente
non si era svegliato perchè aveva letto fino a tardi, una volta
stava leggendo ancora, non era andato a letto!
Portava
sempre un impermeabile chiaro, buono per tutte le stagioni, con la
cintura sempre legata come se fosse una corda.
Al
presidente della Biblioteca comunale, il Mario, ogni tanto dicevo:
fatti scrivere una carta, una specie di donazione: se dovesse
capitare, speriamo di no, che dovesse venire a mancare,niente di più
facile perchè è come un bambino
e
se deve prendere una medicina non si ricorda mica, quei libri non
possono andare persi. Sono collezioni complete,uniche al mondo. Si
potrebbe fare una sala ”Ercole Giani” con le tre collezioni.
Finire
di catalogarli, una grossa parte di lavoro lo abbiamo già fatto.
Dissi mentendo spudoratamente.
A
Ercolino avevo proposto: perchè non doni le tue collezioni al
Comune,li mettono in una sala e la titoli a tua Mamma, o a tuo padre,
o a chi vuoi te, e tutti li possono consultare, rimangono tuoi e dai
la possibilità a qualche studioso della consultazione.
Ercolino
mi guardava con i suoi occhi puri, e io mi vergognavo come un
ladro e gli dicevo: è un'idea,solo un'idea.
Come
faceva di solito, il Mario ti guardava senza parlare. Muoversi! Gli
dicevo. Muoversi.
Ercolino
venne a mancare un notte nel sonno,e al mattino quando andarono a
vedere perchè non era andato a lavorare, si accorsero che stava
leggendo il libro della sua vita, ed era arrivato alla fine.
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