mercoledì 19 novembre 2014

Racconto del mercoledì ERCOLINO






ERCOLINO



A metà piazza si apre un vicolo che in mezzo all'abitato arriva oltre,verso sud. All'infuori del primocortile,abitato dai Croci e di loro proprietà, tutti gli altri cortili sono proprietà dalla famiglia Schiappati. Dove finisce il vicolo,c'è come una piazzetta con un grosso gelso vuoto di dentro, lì c'è la villa degli Schiappati. Con un grande giardino stile incolto,con moltissime piante. Lì abitava Ercolino,con i suoi due ultimi Zii e la mamma, Schiappati.

Gli ultimi Schiappati.

Ercolino faceva Giani di cognome e suo padre era Primario in una clinica e un giorno,dopo avere letto un esame che lo riguardava, si è vestito di tutto punto,con farfallino e guanti di camoscio,invece di prendere la porta per uscire ha preso la finestra. Di lui Ercolino non si ricordava, era troppo piccolo.

La mamma,che era una Schiappati, sovraintendeva alla villa,ai due fratelli e ad Ercolino.

Ci si vedeva ogni sera,dall'Albergo due Spade.

Ercolino faceva parte di un censo in cima alla scala sociale,se doveva festeggiare un compleanno doveva essere organizzata una festa con invitati di riguardo, dei

Fiore, La Bella, Torno, Cacciatori, Picco,,Giacobone,De Bernardi, De Simone e via così. Alla sera al Bar si festeggiava con una bevuta,e magari Ercolino era senza

soldi,perchè gli Schiappati erano pieni di possedimenti
(il campo,il mitico”campo” dove tutti giocavano a alla

palla) era di Schiappati, metà paese era del Baronetto, e l'altra metà di Schiappati, ma soldi pochi.

I soldi erano quelli dello dello zio che , se pur alto stipendio, doveva servire per gli abbigliamenti e tutto quello che serviva per una vita sociale dignitosa,per la cucina,che doveva essere da famiglia benestante.poi c'erano i libri e ognuno aveva le sue esigenze, regali da fare per compleanni, prime Comunioni, sposalizi, il tenore della famiglia doveva essere quello!

Ercolino era sempre senza soldi, li considerava meno importanti di un fazzoletto, non necessari comunque.

Ercolino era autodidatta in tutto! Le lingue:parlava correttamente il Tedesco,(aveva fatto l'interprete in un reparto di SS) il Francese, al punto che quando andava in Francia non volevano credere che non fosse francese, anzi parlava un patuà di un quartiere Parigino.

Eppure godeva di amicizie di grandi intellettuali che andavano da lui per accrescere il loro sapere. Uno per tutti Armando Torno laureato in Matematica per scrivere

PRO E CONTRO DIO” -tre millenni di ragione e di fede-

( mondadori '93) e SENZA DIO?-due secoli di riflessioni

tra speranza e negazione- ( mondadori '95), futuro responsabile della pagina culturale del “Sole 24 Ore” già della terza pagina del “Corriere”.

Mi diceva che il tedesco lo aveva imparato in un mese, talmente era facile la grammatica. Il francese era diverso : certe cose le pensava in francese, sono convinto che Ercolino di dentro era francese.

Lavorava in Comune ma il suo stipendio lo usava per libri e cose inerenti. Ogni anno andava a Parigi a trovare

un suo amico che faceva il libraio, Gallimard, il quale sapendo cosa aveva Ercolino, gli metteva da parte i libri che gli mancavano.

Una volta che era a Parigi era entrato in un Ristorante della Riv, e aveva ordinato da mangiare, e da bere? chiese il cameriere. Facendo confusione tra vini e dessert, mancando i suoi assistenti enologhi cioé noi,ordinò una Calvados.

Mezza bottiglia ? Chiese il cameriere, intuendo l'errore. Ercolino, gran signore, disse :una bottiglia. Il cameriere disse: on botei de Calvados, per farsi sentire da tutti.

Quando Ercolino la assaggiò si accorse che era una grappa, ma per fare vedere che non si era sbagliato,la bevve tutta.

Uscendo dal Ristorante sul marciapiedi barcollò e si trovò seduto in un Ristorante Cinese,dove comandò un bicchiere d'acqua.

Ercolino mi aveva preso di mira, voleva farmi imparare il francese e la sua tecnica era questa: darmi un libro da leggere scritto in francese.

Ogni giorno dovevo leggere una pagina, alla sera mi interrogava.

Quasi ci riuscivo.

Si era messo in mente di fare un giornalino, e lo fece: SPORT CASTANO, ciclostilato in proprio, nella mitica sede del Pedale Castanese di via S,Gerolamo. La Redazione era composta da noi due,ogni tanto mi obbligava a scrivere qualche cronaca e, sempre, a lavorare al ciclostile, era un mensile ma all'occorrenza, in caso di avvenimenti importanti,uscivamo quando volevamo noi. Solo il primo numero,mi sembra, in nero, tutti gli altri a colori. Magari il calcio era in rosso,il ciclismo in verde, l'atletica in blu.

Li avevo messi via ma non ne trovo più neanche uno.

Ercolino era attratto dagli sport minori, a parte il nostro grande amore il Pedale Castanese.

Ecco la nascita della Polisportiva Castanese,fortemente voluta da Ercolino, con il CSI e le sue aspirazioni olimpioniche.

E...rimanda rimanda rimanda decidemmo di catalogare i suoi libri.

Ercolino aveva TUTTO sulla Rivoluzione Francese. Tutto quello che era stato edito in Italiano,Francese,Inglese e Tedesco. E la sua biblioteca veniva aggiornata ogni anno quando andava a Parigi dal suo amico Gallimard, che aveva messo da parte per lui i libri che gli mancavano, le nuove edizioni.

TUTTO sulla Marina Militare Italiana, e scriveva anche per una rivista militare.

TUTTO su Napoleone,aveva anche delle edizioni in lingue mediorientali.

Voleva catalogare i suoi libri.

Incominciammo una sera d'inverno.

I suoi libri li aveva in po' qua un po' là, in sala mobili appositi strapieni, al centro un grande tavolo rettangolare pieno di libri impignati. La sua camera da letto non aveva armadi, almeno li aveva ma pieni di libri, i pochi vestiti sparsi qua e là,in bagno e in cucina.

Incominciammo a catalogare nella camera da letto: io prendevo un libro e dicevo il titolo,l'autore e l'editore e l'anno di edizione, Ercolino li scriveva su un grande notis. Il libro poi lo mettevo sulla sedia, l'unica che c'era nella stanza, dopo due sere, a lavorare fino a mezzanotte, avevamo riempito la sedia. Adesso dove li metto? Ercolino mi guardò con i suoi occhi celesti sempre limpidi e senza peccato: non possiamo farcela ! Vittorio... lasciamo perdere, ci vuole una vita!

Ercolino si era ridotto da solo.



I suoi due Zii erano morti, e anche sua mamma era andata.

La speranza di Ercolino era che sua mamma morisse prima di lui ed era stato accontentato.

Ora viveva da solo in quella grande casa, lasciando tutto come era, anche nell'appartamento degli Zii.

Noi amici lo invitavamo a casa nostra ma lui non veniva mai, ogni tanto si organizzavano merende al Bar, apposta per farlo mangiare.

Per lui un panino e un bicchiere di vino erano più che sufficienti.

Se un mattino Ercolino non si presentava al lavoro, Paracchini andava subito a casa sua per vedere se era successo qualcosa. Solitamente non si era svegliato perchè aveva letto fino a tardi, una volta stava leggendo ancora, non era andato a letto!

Portava sempre un impermeabile chiaro, buono per tutte le stagioni, con la cintura sempre legata come se fosse una corda.

Al presidente della Biblioteca comunale, il Mario, ogni tanto dicevo: fatti scrivere una carta, una specie di donazione: se dovesse capitare, speriamo di no, che dovesse venire a mancare,niente di più facile perchè è come un bambino

e se deve prendere una medicina non si ricorda mica, quei libri non possono andare persi. Sono collezioni complete,uniche al mondo. Si potrebbe fare una sala ”Ercole Giani” con le tre collezioni.

Finire di catalogarli, una grossa parte di lavoro lo abbiamo già fatto. Dissi mentendo spudoratamente.

A Ercolino avevo proposto: perchè non doni le tue collezioni al Comune,li mettono in una sala e la titoli a tua Mamma, o a tuo padre, o a chi vuoi te, e tutti li possono consultare, rimangono tuoi e dai la possibilità a qualche studioso della consultazione.

Ercolino mi guardava con i suoi occhi puri, e io mi vergognavo come un ladro e gli dicevo: è un'idea,solo un'idea.

Come faceva di solito, il Mario ti guardava senza parlare. Muoversi! Gli dicevo. Muoversi.

Ercolino venne a mancare un notte nel sonno,e al mattino quando andarono a vedere perchè non era andato a lavorare, si accorsero che stava leggendo il libro della sua vita, ed era arrivato alla fine.





                        

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