“ L'è
un discursu dul 25 April” sentenziò il Botta.
Il
Carnaghi si imbestialì, aveva fatto il Partigiano, e dal suo
tavolo all'angolo opposto gridò “ Tas, porcu diu”.
Era
sempre ubriaco, con il volto cianotico e le mani che vibravano
come un diapason non riusciva a portare alla bocca un bicchiere
senza versare buona parte del vino contenuto. Ma quando sentiva
parlare di Fascismo, Resistenza, 25 Aprile, allora no ! Allora
le mani non gli tremavano più il volto gli si faceva
pallido, d'un pallore un poco plumbeo che non fosse il suo,
magro e scavato.
“ Porcu
diu, tas”, La sala echeggiava e sembrava costringere l'urlo
dentro uno spazio angusto per il groviglio di sentimenti che
c'erano in quella bestemmia.
Il
Botta continuò a zittire il Bruccoleri che pontificava
sulla
infedeltà delle sposate.
Alle
guance del Carnaghi tornò il solito colorito bluastro e
ripiombò dentro se stesso tremante e sbigottito come un
fanciullo.
Il
Bar Centrale si trovava nella piazza del Paese di fronte alla
Chiesa e a due passi dall'ufficio Postale che il capo
Bruccoleri dirigeva in maniera inflessibile, concedendosi solo
qualche breve pausa per l' aperitivo discettando sul
comportamento delle donne, argomento questo nel quale vantava
grande esperienza.
Quel
giorno erano le sposate il tema del discorso che interessava
il capannello che gli si era formato attorno. “ Più sono
gli anni che è sposata, maggiori sono le possibilità di
ottenere la capitolazione.”
Il
Botta contrapponeva a questa tesi l'opposta che voleva più
fedrifaghe le sposine novelle di quelle stagionate e citava i
piaceri dispensati dalla Verrini, il Broccoleri gli
contrapponneva le costanti vittorie riportate dai più sulla
Pierolazzi, che lavorava alle sue dipendenze( così amava
esprimersi, benchè i “suoi” impiegati non dipendevano
propriamente da lui ma dalla Amministrazione Centrale, questi
compreso)
“ Ostia...NO!”
Il Carnaghi era scattato in piedi come una molla,bianco come una
straccio e con gli occhi spiritati. Quello non lo avrebbe
permesso, ostia.
“Cristo,
era dura su in Valsesia, bastardi...”
La
Pierolazzi era stata l'unica donna che avesse
mai
amato, la sua promessa sposa prima che, ventenne e innamorato
partisse per il fronte Russo,portandosi in cuore il sapore delle
lacrime di lei, della sua lingua fredda e triste nel momento
dell'addio mentre il cuore gli batteva furiosamente
nel
petto.
Il
ricordo del suo volto,la sua fotografia, lo avevano portato
fuori dalla sacca là in Russia, maledetta Russia. Quante volte
era stato lì per abbandonarsi alla neve, al gelo, ai Russi
se non fosse intervenuta una sensazione quasi tattile del corpo di
lei ha infondergli forze ed energie impensate.
“ Era
dura senza armi e senza niente da mangiare, cristo di dio, ma
li facevamo piangere sangue, quei bastardi..”.
Tornato
in Italia fu mandato a Torino, dove lo colse il deflagrare
dell' otto settembre. Piuttosto che arrendersi a quei bastardi
di crucchi si sarebbe tolto la vita e, con altri sei compagni,
scappò dalla Caserma dirigendosi verso Oleggio dove aveva dei
parenti contadini. Quando apparvero i primi manifesti che
imponevano a tutti i giovani l'arruolamento nell'esercito della
RSI, li imbrattò di merda e, quando seppe che su in Valsesia
s'erano formate delle bande di giovani come lui che
combattevano i fascisti e i tedeschi, partì.
Superò
i momenti terribili dell'inverno del '44 e del proclama
Alexsander, tenendo il pensiero fisso alla sua Teresa, ai suoi
grandi occhi marrone che vedevano in lui chissà che cosa, e
in cui lui avrebbe voluto annegare, la avrebbe ritrovata alla
fine e con lei avrebbe formato una famiglia in un mondo nuovo,
finalmente libero e migliore.
Quando
tornò a casa la sua Teresa aveva un fidanzato,un ex militare
della Finanza. Erano fidanzati da poco, lei era stata brava
brava ad aspettarlo ma, finita la guerra il 25 Aprile, era
impegnato a presidiare Milano agli ordini del CLN, ed era tornato
che era novembre, e lei si era fidanzata.
Per
tre mesi il Carnaghi non uscì di casa, nè si alzò dal letto.
La
Teresa lasciò il fidanzato, a cui non voleva bene, e lo aspettò
invano, sperando alla fine di ottenere il perdono e di
riabbracciare l'unico uomo che avesse veramente amato, lo aspettò
invano per quasi tre anni, ma il Carnaghi usciva da casa solo per
andare in piazza nel Bar Centrale, senza scambiare parola con
nessuno.
Alfine
la Pierolazzi, per vendicarsi della sua indifferenza, decise di
sposarsi e rimasta vedova presto, fece voto di concedersi a
chiunque l' avesse desiderata per punire la durezza del suo
animo.
“...sorgerà
alla fine un mondo migliore, sulle ceneri....”
I
presenti tutti rimasero sbigottiti ad ascoltare lo sfogo, senza
interromperlo e senza fare i soliti insulsi commenti.
VALSESIA
VALSESIA, COSA IMPORTA SE SI MUORE, QUESTO E' IL GRIDO DEL
VALORE, PARTIGIANO VINCERA'
Il
pugno chiuso proteso nell 'aria, l'altra mano stretta al tavolo per
reggersi in piedi, il volto fermo e sicuro, quasi bello con
quell'espressione ferma.
Nessuno
si ricordava il Carnaghi cantare in quel modo. Il tempo, si sa,
cancella gli eroi: dopo qualche anno l'ex Partigiano era
considerato, ancor giovane,un vecchio ubriacone. La canzone, ferma
e forte, usciva dal Bar Osteria e andava nella piccola piazza.
A
metà della canzone la Pierolazzi,uscita dall'ufficio Postale che era
a due passi,entrò nel Bar Centrale e prese il Carnaghi per una
mano e gli disse: andiamo a casa ! Il Carnaghi sbalordito la
seguì senza fiatare.
La
dona l'è cume l'unda,o la ta sustegn o la ta 'funda !
Citò
il Botta.
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