mercoledì 12 novembre 2014

Racconto del mercoledì VALSESIA



                                                                         
                    
L'è un discursu dul 25 April” sentenziò il Botta.

Il Carnaghi si imbestialì, aveva fatto il Partigiano, e dal suo tavolo all'angolo opposto gridò “ Tas, porcu diu”.

Era sempre ubriaco, con il volto cianotico e le mani che vibravano come un diapason non riusciva a portare alla bocca un bicchiere senza versare buona parte del vino contenuto. Ma quando sentiva parlare di Fascismo, Resistenza, 25 Aprile, allora no ! Allora le mani non gli tremavano più il volto gli si faceva pallido, d'un pallore un poco plumbeo che non fosse il suo, magro e scavato.

Porcu diu, tas”, La sala echeggiava e sembrava costringere l'urlo dentro uno spazio angusto per il groviglio di sentimenti che c'erano in quella bestemmia.

Il Botta continuò a zittire il Bruccoleri che pontificava

sulla infedeltà delle sposate.

Alle guance del Carnaghi tornò il solito colorito bluastro e ripiombò dentro se stesso tremante e sbigottito come un fanciullo.

Il Bar Centrale si trovava nella piazza del Paese di fronte alla Chiesa e a due passi dall'ufficio Postale che il capo Bruccoleri dirigeva in maniera inflessibile, concedendosi solo qualche breve pausa per l' aperitivo discettando sul comportamento delle donne, argomento questo nel quale vantava grande esperienza.

Quel giorno erano le sposate il tema del discorso che interessava il capannello che gli si era formato attorno. “ Più sono gli anni che è sposata, maggiori sono le possibilità di ottenere la capitolazione.”

Il Botta contrapponeva a questa tesi l'opposta che voleva più fedrifaghe le sposine novelle di quelle stagionate e citava i piaceri dispensati dalla Verrini, il Broccoleri gli contrapponneva le costanti vittorie riportate dai più sulla Pierolazzi, che lavorava alle sue dipendenze( così amava esprimersi, benchè i “suoi” impiegati non dipendevano propriamente da lui ma dalla Amministrazione Centrale, questi compreso)

Ostia...NO!” Il Carnaghi era scattato in piedi come una molla,bianco come una straccio e con gli occhi spiritati. Quello non lo avrebbe permesso, ostia.

Cristo, era dura su in Valsesia, bastardi...”

La Pierolazzi era stata l'unica donna che avesse

mai amato, la sua promessa sposa prima che, ventenne e innamorato partisse per il fronte Russo,portandosi in cuore il sapore delle lacrime di lei, della sua lingua fredda e triste nel momento dell'addio mentre il cuore gli batteva furiosamente

nel petto.

Il ricordo del suo volto,la sua fotografia, lo avevano portato fuori dalla sacca là in Russia, maledetta Russia. Quante volte era stato lì per abbandonarsi alla neve, al gelo, ai Russi se non fosse intervenuta una sensazione quasi tattile del corpo di lei ha infondergli forze ed energie impensate.

Era dura senza armi e senza niente da mangiare, cristo di dio, ma li facevamo piangere sangue, quei bastardi..”.

Tornato in Italia fu mandato a Torino, dove lo colse il deflagrare dell' otto settembre. Piuttosto che arrendersi a quei bastardi di crucchi si sarebbe tolto la vita e, con altri sei compagni, scappò dalla Caserma dirigendosi verso Oleggio dove aveva dei parenti contadini. Quando apparvero i primi manifesti che imponevano a tutti i giovani l'arruolamento nell'esercito della RSI, li imbrattò di merda e, quando seppe che su in Valsesia s'erano formate delle bande di giovani come lui che combattevano i fascisti e i tedeschi, partì.

Superò i momenti terribili dell'inverno del '44 e del proclama Alexsander, tenendo il pensiero fisso alla sua Teresa, ai suoi grandi occhi marrone che vedevano in lui chissà che cosa, e in cui lui avrebbe voluto annegare, la avrebbe ritrovata alla fine e con lei avrebbe formato una famiglia in un mondo nuovo, finalmente libero e migliore.

Quando tornò a casa la sua Teresa aveva un fidanzato,un ex militare della Finanza. Erano fidanzati da poco, lei era stata brava brava ad aspettarlo ma, finita la guerra il 25 Aprile, era impegnato a presidiare Milano agli ordini del CLN, ed era tornato che era novembre, e lei si era fidanzata.

Per tre mesi il Carnaghi non uscì di casa, nè si alzò dal letto.

La Teresa lasciò il fidanzato, a cui non voleva bene, e lo aspettò invano, sperando alla fine di ottenere il perdono e di riabbracciare l'unico uomo che avesse veramente amato, lo aspettò invano per quasi tre anni, ma il Carnaghi usciva da casa solo per andare in piazza nel Bar Centrale, senza scambiare parola con nessuno.

Alfine la Pierolazzi, per vendicarsi della sua indifferenza, decise di sposarsi e rimasta vedova presto, fece voto di concedersi a chiunque l' avesse desiderata per punire la durezza del suo animo.

...sorgerà alla fine un mondo migliore, sulle ceneri....”

I presenti tutti rimasero sbigottiti ad ascoltare lo sfogo, senza interromperlo e senza fare i soliti insulsi commenti.

VALSESIA VALSESIA, COSA IMPORTA SE SI MUORE, QUESTO E' IL GRIDO DEL VALORE, PARTIGIANO VINCERA'

Il pugno chiuso proteso nell 'aria, l'altra mano stretta al tavolo per reggersi in piedi, il volto fermo e sicuro, quasi bello con quell'espressione ferma.

Nessuno si ricordava il Carnaghi cantare in quel modo. Il tempo, si sa, cancella gli eroi: dopo qualche anno l'ex Partigiano era considerato, ancor giovane,un vecchio ubriacone. La canzone, ferma e forte, usciva dal Bar Osteria e andava nella piccola piazza.

A metà della canzone la Pierolazzi,uscita dall'ufficio Postale che era a due passi,entrò nel Bar Centrale e prese il Carnaghi per una mano e gli disse: andiamo a casa ! Il Carnaghi sbalordito la seguì senza fiatare.

La dona l'è cume l'unda,o la ta sustegn o la ta 'funda !

Citò il Botta.

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