martedì 13 agosto 2013

Il pranzo di Ferragosto

Sveglia  all'alba. Il grande  carro  viene preparato, caricato  con le  assi  da ponte, quelle lunghe 4 metri, sedie 15,una per abitante  del cortile, una damigiana  di Bragiuoe, pentolame vario, bicchieri; 10  ruote  di pan giallo, salami messi via apposta per Ferragosto,un fondo  di pancetta  da mangiare e  da far  da mangiare, un pezzo  di Gorgonzola, tre Angurie, una scorba  di uova, un sacchetto   di riso, una collana  di aglio, un sacchetto  di cipolle, sale  e  pepe, una scatola  di caffè, un'Anitra  due  galline, una bottiglia  di grappa.
Sotto al carro ci  misero il Bai il nostro cavallo forte,gli altri due, Murell  e Biundin  furono portati  dai Todaro  ospitati nelle  loro stalle  per evitare il rischio di  furto,  la Mina,la vacca, legata dietro al carro,la portammo con noi.
Per la straa 'na val scendemmo  al Ticino,superando il canale industriale,il vecchio navili e il regresso, lungo la sua riva arrivammo  alla casa  delle barche,dove, in cambio  di lavori  di sterro durati  un giorno e mezzo, il Piero,responsabile  e proprietario della casa, ci concedeva l'uso  del terreno.
Le  donne  ci mandarono a  fare  legna, in  poco tempo si formò un alto  mucchio  di legna, gli  uomini  fecero, con i sassi del ticìno un letto a ciotola
per il fuoco,  che subito  cominciò ad  emettere i suoi allegri  schiocchi. Costruirono dei  supporti a forma  di x e, con le assi formarono un tavolo  di otto ,metri un tavolo più  piccolo fatto a elle per le  donne  in cucina; il cavallo e  la mucca li misero in mezzo al bosco  all'ombra, ma si sentivano spesso battere le zampe per terra per i tafani, da un'altra parte verso  la diga, fecero i servizi igienici per le donne. Nel profondo  del bosco era segnalata la strada  per la fonte  di acqua, una bolla che fredda dava una ottima  acqua. Nel  centro della radura c' era  una panchina occupata dai regiuri  che  con il toscano in bocca parlavano del più e  del meno.Il Ticino  alla casa  delle barche  forma  un'acqua  morta tipo piscina profonda un metro  e mezzo, in fondo dove  passa la  corrente   del fiume con dei piccoli  risucchi,  finiva  la piscina. Un forte invito per noi  ragazzi  del  canale che in un attimo conquistammo l'acqua sotto  alla casetta, con le mutande  bianche  che faceva  vedere tutto, e  le ragazze sedute sulla riva  con le  sottane ben girate sotto le gambe  per non fare  vedere  niente. Furono  gare  di tuffi,  di nuoto nei   4  stili. Non vinse nessuno. Uno era forte  a stile  libero, un altro a  farfalla, un altro a  dorso o a rana. Eravamo tutti bravi, il canale  ci era maestro.
In un attimo fu  pronto il pranzo ! Meglio che un Matrimonio: antipasti  di carne  cruda  con l'aglio, di carne  cotta  con la cipolla, di nervetti, salami del  Gildo, il migliore mazular  del paese, un risotto buonissimo, meglio che  con i  funghi, di fegatini,  era molto buono. La  Damigiana, rialzata da tre  sassi, aveva un tubicino per cavare il vino. Prima della carne,( due  galli cotti interi  sul  braciere, patate cotte nella brace, insalata  di pomodori peperoni cipolle, prima di attaccare  il ben  di  Dio, cominciarono  a  cantare qualcosa,  tanto per scaldare  la voci, si unirono  alcuni  che stavano più  avanti nel bosco, anche loro autofufficenti, infatti venirono  con del bottiglioni  di vino, mangiarono i galli come  si deve, ruspando le ossa, raccontando   di uno  che era andato in Brasile e dicevano  cose inverosimili.  Noi  bambini eravamo  dei buoni ascoltatori increduli  che sottolineavano  con hoeoeoeoe   di approvazione i discorsi brasiliani. Non facemmo più il bagno, era pericoloso entrare in acqua dopo un pasto  così copioso. Finito di  mangiare  il gallo ripresero  a cantare e, dopo un po', anche le donne entrarono nelle canzoni e due in particolare,una nuova  che non conoscevo, di quelli più avanti nel bosco, che faceva la vera prima voce. C'erano  anche  due bambine che  non cantavano  male.
Si fecero i classici "guarda  quell 'uccellino sulla pianta", Moretto  moretto, Donna lombarda, la ven giù  da le  montagne, il minatore, o Gorizia  tu sei maledetta,  e le  la va in filanda, e picchia  picchia la porticella, mazzolin dei fiori nelle tre versioni, piemontesina bella,  done  done  ghe  chi'l magnan. Quello che  mi ricordo.

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