Mi ricordo quando ammazzavano il
maiale, di solito alla domenica perchè gli altri giorni si
lavorava. Era una festa. Veniva uno che lo faceva di mestiere “el
masular” ma doveva essere aiutato, acqua bollente e un sacco di
tegami. Prima cosa si raccoglieva il sangue,non si perdeva una
goccia, usato per i sanguinacci, poi si toglieva l'intestino e si
lavava, da usare per fare i salami, con il coltello era un piacere
vederlo lavorare, il masular tagliava e buttava nei vari
contenitori la carne. Divise le parti, i piscieu, le costine per
la cassoeula, recuperata la cervela e la rete, messo da parte
i reni e i polmoni, messo da parte il lardo, cominciava a tritare
i salami: prima i salami crudi da invecchiare appesi in camera da
letto fatti con la coscia, poi i salamini di piccola taglia, poi i
salamini da far cuocere. poi i cotechini fatti metà carne metà
cotiche, che si potevano anche mangiare fra un mese con i
fasuriti cun l'ogiu, poi i marzapan, che se erano fatti come
dio comanda non temevano confronti. Le donne intanto avevano,in
una padella bassa e grossa, che io vedevo usare solo in queste
occasioni, fatto una abbondante frittura di cipolle sedano e
carote, e lì mettevano i ritagli, i reni e i polmoni. Il profumo
riempiva la strada, è uno dei miei ricordi più vivi.
Tre quattro secchi da bragiuoe,
facevano diventare il cortile la mensa del Re
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